domenica 20 Luglio 2025

Se sai fare il giornalista

Nelle redazioni dei giornali italiani le competenze “verticali” dei giornalisti prevalgono quasi sempre sulle loro versatilità giornalistiche: sono poco frequenti i casi di spostamento tra un settore tematico e un altro, tra chi fa il lavoro “di macchina” in redazione o tra chi guida le redazioni stesse (un’eccezione tra le più vistose è quella di Carlo Verdelli, capace di dirigere nella sua carriera testate assai diverse come RepubblicaVanity FairSetteGazzetta dello sport Oggi).
Occuparsi per decenni di sport, o di esteri, o di spettacoli, consente appunto di diventarne sempre più esperti, secondo questa tradizione. Nei giornali americani, invece, capita più spesso che sia privilegiata la professionalità giornalistica capace di adattarsi agli argomenti più diversi, e che le diverse sezioni di un giornale vengano affidate a dei responsabili ritenuti adatti a “guidare la sezione di un giornale”, qualunque sia.
Questa settimana, poi, il New York Times ha comunicato che porterà questo approccio di rotazione e cambiamento persino sui ruoli di “critici culturali”, spostandone gli storici responsabili verso altre competenze. Tra di loro c’è per esempio Jon Pareles, critico musicale del giornale dal 1988.

“È stata a lungo una pratica della redazione di spostare i ruoli dei reporter, dei redattori e degli inviati per portare idee ed esperienze diverse nelle diverse aree e settori del giornale, ma lo abbiamo fatto meno con la nostra squadra di critici. È però importante offrire prospettive diverse agli argomenti più centrali per aiutare il nostro giornalismo a espandersi oltre le recensioni tradizionali”.

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