domenica 29 Maggio 2022

Rituali

A margine della notizia sulla strage di bambini in Texas, molti media americani hanno notato quanto ci sia di inerme e ripetitivo nelle riflessioni e nello sviluppo del dibattito che seguono eventi come questo. Le reazioni si ripetono simili, le discussioni anche, e simile è anche il percorso con cui la questione si spegne fino alla prossima volta. Simile è persino questa stessa riflessione: persino il Post l’aveva mostrata già nel 2012 attraverso una successione di copertine del magazine Time sempre sullo stesso argomento.
Su tutt’altro argomento due settimane fa aveva scherzato nella sua rubrica su 
Repubblica Michele Serra, ma la questione era ancora quella: la ciclica riproposizione sui giornali e nei telegiornali di un grosso e antico problema, con le stesse proposte, le stesse dichiarazioni, e lo stesso rapido sommergersi di nuovo della questione. Si trattava in quel caso del “Rilancio del Mezzogiorno”: ” Con la Moka, la Nutella, il Sidol, il Vim in polvere e pochi altri prodotti immutabili, il rilancio del Mezzogiorno ha il merito, non piccolo, di illuderci che il tempo, per quanto spietato, non riesca a incidere più di tanto sulle nostre sante abitudini. Noi invecchiamo, è vero, ma il mondo conserva una sua ostinazione, una sua gloriosa permanenza che dà luogo a forme rituali cariche di consolazione. Il capo del governo che rilancia il Mezzogiorno è, in Italia, ciò che a Londra è il cambio della guardia: una tradizione amatissima che resiste alla superficialità delle mode.

Continueremo a rilanciare il Mezzogiorno per secoli. Magari sarà un premier tatuato, o gender fluid, o oriundo di Marte a recarsi con un’auto blu a Molfetta piuttosto che a Riace per ribadire l’impegno del governo per il Mezzogiorno. L’importante è che il rito non si perda”.

C’è, nell’informazione di tutto il mondo, una inclinazione a reagire con automatismi e ripetizioni a una serie di temi e questioni (gli altri esempi possibili sono molti), un po’ per pigrizia e un po’ per rassegnazione. Da qualche anno si parla molto del giornalismo dedicato a “risolvere problemi”: questi magari sono problemi troppo grandi anche per il giornalismo, magari no. Ma se non ci sono soluzioni concrete e realistiche, forse può essere una prima idea smettere di ripetere quelle vaghe e non realistiche.

Fine di questo prologo.

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