domenica 4 Dicembre 2022

Pagare un singolo articolo, ma non poco

C’è un nuovo “nuovo social network” di cui si è parlato nelle ultime settimane e che ha un interesse specifico per il mondo dell’informazione e per i suoi utenti. Si chiama Post.news , è stato introdotto approfittando delle insoddisfazioni recenti nei confronti di Twitter dopo l’acquisto da parte di Elon Musk, e si presenta come una piattaforma capace di mantenere un equilibrio tra libertà di espressione e rispetto degli altri (chi non si presenta così, d’altronde?).
Ma la parte che ha incuriosito il dibattito sulle prospettive dei media è quella in cui Post.news (o Post , semplicemente, non è ancora chiaro come sarà chiamato abitualmente) sostiene che offrirà agli utenti la possibilità di acquistare singoli articoli dei giornali: insomma, la vecchia questione dei micropagamenti , ciclicamente proposti e richiesti da molti lettori potenziali e sistematicamente snobbati dagli editori (con rari esperimenti, tutti falliti).
Per ora commenti sono soprattutto scettici : il sistema dei micropagamenti non conviene agli editori rispetto agli abbonamenti, per ragioni intuitive. Gli abbonamenti garantiscono entrate maggiori, garantite a lungo e con continuità, ed è persino dimostrato che molti abbonati ai siti di news continuano a pagare anche a fronte di attività scarse o nulle sui siti in questione. Per essere attraenti per gli editori i micropagamenti non dovrebbero essere troppo micro (pena il rischio Spotify: dove solo quote enormi di streaming offrono compensi validi ai musicisti), ma allora diventerebbero meno interessanti per i lettori che li chiedono, e che tendono a immaginare cifre intorno alle poche decine di centesimi per un articolo.

(la registrazione di nuovi utenti a Post.news procede con grande lentezza, e c’è una lunga lista d’attesa)

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