domenica 26 Marzo 2023

Missione compiuta

Domani è uno dei pochi quotidiani (assieme al Fatto e al Manifesto) a occuparsi con toni spesso critici della grande azienda energetica ENI (le cui complesse attività creano frequenti occasioni di possibile critica), con cui la maggior parte delle altre testate intrattiene invece relazioni molto accoglienti e dipendenti dai grandissimi investimenti pubblicitari di ENI stessa nei giornali. Domani lo ha fatto di nuovo venerdì (ma ancora oggi ) con un articolo in prima pagina del suo direttore Stefano Feltri, che si apriva esattamente spiegando l’anomala relazione dei mezzi di informazione con ENI.

“D urante la stagione delle nomine, per un giornale è meglio parlare bene di tutti: elogiare il futuro nominato può essere la premessa per un po’ di pubblicità, infierire sul probabile sconfitto può portare a tagli di inserzioni o cause legali casomai dovesse resistere.

Questo discorso vale a maggior ragione per l’Eni, società con un budget pubblicitario virtualmente illimitato e con la querela facile.
Dunque, la conferma sicura dell’ad Claudio Descalzi non ha animato grandi dibattiti. Anche se ci sarebbero molte ragioni per congedarlo dopo ben tre mandati.
Al netto delle vicende giudiziarie, delle quali non si può dire niente senza ricevere lettere dall’ufficio stampa prima e dagli avvocati dell’Eni poi, e che si sono concluse con manager assolti e magistrati sotto processo, il problema Descalzi andrebbe discusso come una questione di interesse nazionale”.

All’articolo di Feltri, che entrava poi nel merito di una serie di critiche all’operato recente di ENI, ha in effetti risposto l’indomani l’azienda, ribattendo su molti punti concreti ma tornando anche a difendere la propria scelta di “agire in sede legale”, come si dice, contro Domani.

“Quanto alle querele, i suoi lettori devono sapere che Eni non ha querelato nessun giornale in sede penale, ma ha esercitato il diritto, a tutela di tutti i suoi stakeholder, di chiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e reputazionali provocati da articoli accusatori privi di ogni fondamento. Come tutti, anche Domani è tenuto al rispetto della legge”.

L’ulteriore risposta di Feltri è utile per spiegare più esattamente come mai in molti casi i giornali vengano denunciati “in sede civile” piuttosto che penale: i rischi di risarcimenti in questi casi (uniti ai costi comunque onerosi di ogni azione giudiziaria) sono quasi sempre molto più preoccupanti per giornali e giornalisti di quelli penali, e le grandi aziende che non hanno problemi di spese possono invece considerarli investimenti preziosi per la propria comunicazione.

“Il fatto di denunciare i giornali in sede civile è soltanto indicativo che l’obiettivo è condizionare la stampa e non segnalare un reato.
Difficile poi immaginare come notizie vere, ancorché presentate in modo sgradito, o opinioni non apprezzate possano condizionare le prospettive economiche di un colosso come Eni che solo marginalmente dipende dal mercato retail (scappano gli utenti di gas e luce?).
Quindi, Domani non è per niente «libero di commentare come crede le vicende di un’azienda». Ma è libero di commentare molte aziende, che al massimo replicano, dialogano, interagiscono. L’Eni non è tra queste.
Dunque, non mi azzardo a dire più nulla sulle vicende giudiziarie: ogni accenno al merito comporta esporre me e il giornale ad altre azioni legali. Eni può dire: missione compiuta”.

Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.