domenica 10 Dicembre 2023

Metro dopo Metro

Metro International è una società editoriale svedese che a partire dalla fine degli anni Novanta fondò diverse edizioni nazionali del giornale gratuito (free press) Metro, tra cui quella italiana. L’edizione italiana iniziò a uscire a Roma nel luglio del 2000 e poi a Milano: le redazioni erano costituite da una ventina di giornalisti. Il modello economico di Metro è sempre rimasto fondato sulla circolazione gratuita delle sue copie e sulla vendita delle inserzioni pubblicitarie sulla base della propria rilevante diffusione, dovuta appunto alla gratuità: nei primi 7-8 anni di vita funzionò e vennero aggiunte edizioni in altre città come Torino, Bologna, Firenze, Genova, Bergamo, Monza e nel Veneto, senza mai arrivare nel sud Italia. Tra il 2005 e il 2006 il giornale stampava in media circa un milione di copie quotidiane e ebbe una redazione composta anche da 25-26 persone, tra giornalisti e grafici. In quegli anni in Italia cominciarono a uscire altre free press: nel 2001 aprirono Leggo del gruppo Caltagirone City del gruppo RCS, nel 2004 Epolis, nel 2006 24 Minuti del Sole 24 Ore Anteprima Corsera del Corriere della Sera , e ancora nel 2008 uscì DNews. Molti di questi giornali non ebbero una vita lunga, il mercato era diventato più competitivo e a causa anche di altri fattori (come la diminuzione delle entrate pubblicitarie per i giornali e la crisi economica del 2008 ) il gruppo Metro International decise di vendere l’edizione italiana di Metro .

Nel 2009 la rilevò l’imprenditore romano Salvatore Puzzo tramite la nuova società New Media Enterprise, che poco dopo venne completamente ceduta allo stampatore Mario Farina (che già pubblicava la free press DNews). Farina è proprietario della Litosud, una delle principali aziende italiane specializzate nella stampa. Tra il 2010 e il 2020 il giornale ha continuato a investire nell’edizione cartacea, da cui arriva la stragrande maggioranza delle entrate, e a mantenere un sito marginale rispetto alle strategie della testata. Già dal 2012 i giornalisti della redazione hanno lavorato con varie forme di contratti di solidarietà (contratti che prevedono una riduzione di orari lavorativi e di stipendio) e durante il momento più complicato della pandemia nella primavera del 2020 il giornale e il sito hanno interrotto le pubblicazioni per tre mesi. Nel maggio del 2020 Metro è stato ceduto nuovamente a Salvatore Puzzo. Nella trattativa per la cessione di Metro , Mario Farina non ha però ceduto i giornali tematici che escono in occasione di alcuni eventi (concerti, partite), come MetroStadio MetroWeek : hanno una grafica simile al quotidiano ma appartengono a un’altra proprietà, e, sebbene non abbiano una periodicità, riescono a essere più vantaggiosi economicamente.

Salvatore Puzzo, romano di 66 anni, ha lavorato inizialmente come giornalista e dal 1985 come imprenditore nel campo dell’editoria musicale per poi arricchirsi, come ha spiegato a Charlie, grazie ad «attività di marketing editoriale e di consulenza legale e amministrativa sempre nel campo editoriale, mi sono laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti alla Sapienza di Roma a 22 anni. Nelle mie vite precedenti ho diretto i quotidiani Quigiovani (anni 90) e il sito Nuovo Corriere (2016), diretto tipografie di quotidiani (Nuova Poligraf) e società di distribuzione di giornali (D.P.)». Oggi Metro esce dal martedì al sabato e – stando ai dati forniti da Puzzo – quando escono tutte le cinque edizioni del giornale (nazionale, di Milano, Roma, Bologna e Torino) raggiunge una tiratura di circa 180 mila copie; il sito avrebbe circa 500 mila utenti unici mensili.

Il giornale sta poi cercando una nuova concessionaria pubblicitaria perché il contratto con la concessionaria Manzoni (che fa parte del gruppo GEDI, quello di Repubblica ) terminerà il 1° gennaio 2024. L’editore ha trovato nuove concessionarie pubblicitarie per l’edizione nazionale e per quella milanese, dove il giornale continuerà a uscire in attesa di capire se sarà possibile far ripartire le edizioni in altre città. In questo contesto l’editore ha proposto ai 14 giornalisti rimasti (molti di loro assunti nei primi anni di vita di Metro , una ventina di anni fa) di estendere ancora il contratto di solidarietà fino all’80%, con relativa riduzione di orari e stipendi (in redazione si alternerebbero così ogni giorno circa 2-3 giornalisti). Puzzo ha detto a Charlie che per Metro «non ci sta un piano di dismissione, ma ci sta un piano di resilienza importante. La finalità editoriale è quella di continuare per almeno altri 23 anni [ Metro ha compiuto quest’anno 23 anni], non di chiudere domani» e per questo continuano a non essere previsti licenziamenti.

Il giornale gratuito Metro britannico ha lo stesso nome ma non ha mai fatto parte del gruppo editoriale svedese da cui è nato quello italiano: Metro britannico è il giornale a più alta circolazione nel Regno Unito, ed è pubblicato dallo stesso gruppo del tabloid conservatore Daily Mail.

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