domenica 8 Ottobre 2023

Le notizie false tengono duro

Il New York Times ha pubblicato un approfondimento sull’impatto che il lavoro di fact-checking – cresciuto molto parallelamente al dibattito sulla diffusione delle “fake news” – ha avuto in questi anni nel riuscire a fare chiarezza e diffondere informazioni verificate tra lettori e lettrici. Il lavoro dei fact-checker (letteralmente “verificatori di fatti” o delle fonti) si occupa di accertare la veridicità di avvenimenti, discorsi, notizie diffuse dai media: negli ultimi anni viene spesso descritto come un lavoro autonomo, anche se diverse competenze dovrebbero rientrare nel normale metodo giornalistico.
L’articolo del New York Times parla di come sia difficile riuscire a raggiungere con informazioni verificate alcune fasce della popolazione: molte persone infatti continuano a credere a versioni false di una notizia nonostante gli articoli di correzione prodotti da molte testate. Secondo alcuni sondaggi e ricerche, per esempio, dopo le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 tre americani su dieci hanno creduto alla tesi che la vittoria di Biden fosse stata il risultato di brogli. Ancora nel 2023, sebbene i fact-checker abbiano più volte verificato e smentito questa tesi, tre americani su dieci continuano a crederci. Il lavoro di “debunking” delle notizie false è reso più complicato anche da un ambiente ostile: in molti casi chi contesta e smonta le falsificazioni riceve molestie online e, in alcune nazioni, una parte di propaganda politica – soprattutto a destra – tende a reprimere questo tipo di giornalismo. Un’altra difficoltà che si sta presentando in questi mesi è la sostenibilità economica: molti finanziamenti per i progetti che cercano di contrastare la disinformazione arrivano da aziende tecnologiche, ma in questo momento di crisi del settore tecnologico e di conseguenti tagli alla filantropia, molte aziende potrebbero decidere di ridurre il budget destinato a questo impegno.

Nonostante tutto, spiega però l’articolo, durante le elezioni di metà mandato del 2022 negli Stati Uniti la disinformazione sembra essere stata meno dannosa del previsto, probabilmente anche grazie agli sforzi di alfabetizzazione di alcuni media in questo senso. La studiosa di disinformazione e verifica dei fatti Claire Wardle ha aggiunto, alla fine dell’articolo del New York Times, che: «Tendiamo a essere ossessionati dalle peggiori cospirazioni e da chi si è radicalizzato. In realtà, la maggior parte delle persone è abbastanza brava a riconoscere [e distinguere] tutto questo». Ma “la maggior parte” non è un dato molto definito e rassicurante.

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