domenica 29 Gennaio 2023

«La lagna contro il “bavaglio”»

Michele Serra, uno dei più importanti giornalisti e commentatori italiani, ha dato un’intervista al Foglio (Serra scrive quotidianamente su Repubblica ) a proposito delle discussioni sull’uso delle intercettazioni telefoniche nella quale ha elencato una serie di severissime critiche nei confronti di alcuni aspetti del giornalismo nazionale.

“Noi giornalisti siamo una categoria che confonde spesso la libertà di stampa con l’impunità di casta […] Ovvio che se si scopre che un politico che prende voti come paladino della famiglia tradizionale, e poi nella sua vita privata frequenta i bordelli, o anima orge gay, un interesse pubblico c’è, ed è pure evidente: si tratta di smascherare un ipocrita che inquina il discorso pubblico. Ma in molti altri casi il diritto/dovere di informare c’entra come i cavoli a merenda. Si tratta solo di raggranellare qualche lettore in più, incrementare il voyeurismo di massa,  accanirsi contro un avversario politico per il puro piacere di farlo. Con un’aggravante: che la lagna corporativa contro ‘il bavaglio’ approfitta comodamente di una causa nobile e nevralgica, che è la libertà di stampa, la libertà di espressione. Ci sono cronisti di mafia che rischiano la vita, e ci sono giornalisti rovinati economicamente da cause civili micidiali. Parlare solo di intercettazioni è così determinante, o piuttosto è fuorviante? Mi faccio anche un’altra domanda: che cosa attenta di più alla libertà di stampa, eventuali limiti alla pubblicazione di documenti giudiziari, oppure il gigantesco mutamento degli assetti editoriali e del modo di produzione delle ‘notizie’? Molte ‘notizie’ vengono confezionate non più per scelta redazionale ma sulla base di selezioni algoritmiche e pubblicitarie. La decisione di pubblicare qualcosa, e non qualcos’altro, è pesantemente influenzata (eufemismo) dalla dipendenza delle imprese editoriali da vari service esterni alle redazioni. Giudicate voi quanto si è parlato di intercettazioni, nelle ultime settimane, e quanto di questa stravolgente metamorfosi strutturale dell’informazione”.

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