domenica 3 Luglio 2022

La carta a chi vuole la carta

Questa settimana i siti internazionali che studiano gli sviluppi e i cambiamenti nei progetti di informazione hanno citato diverse nuove ricerche e dati sui declini e sulle chiusure dei quotidiani di carta americani: una storia che prosegue da tempo, ma in cui i numeri sono sempre impressionanti (vedi anche sotto, per quel che riguarda il meno drammatico contesto italiano dove finora hanno chiuso in pochi). Tra i molti dati , ha generato attenzioni e commenti il risultato positivo del quotidiano di una città della Florida, il Daily Sun dei Villages, che vende tuttora 55mila copie cartacee in una comunità di circa 120mila persone: perché in effetti i Villages non sono una città, ma una di quelle estese “comunità urbane” costruite per accogliere pensionati benestanti, e che sono diventate un modello diffuso soprattutto in Florida ormai da diversi decenni. Insomma, il Daily Sun – che nell’ultimo anno ha persino aumentato le proprie vendite, unico tra i 25 quotidiani a maggiore diffusione – vende più o meno quanto i più importanti quotidiani di città come Denver, Buffalo o St. Louis, che hanno un bacino potenziale di diverse centinaia di migliaia di lettori.

Il dato – singolare, certo – suggerisce di guardare da un altro punto di vista la famigerata scena dei giornali di carta agonizzanti intorno ai loro sempre più rari lettori anziani, e di considerare i lettori “anziani” un capitale prezioso, un bicchiere mezzo pieno: non solo un disperato e perdente modo di sopravvivere un giorno di più, con cui quei lettori vengono trattati e vissuti da diversi giornali. I lettori anziani sono tanti, la loro rilevanza culturale e sociale cresce proprio in conseguenza di questo squilibrio demografico, vivono molto più a lungo, in molti hanno disponibilità di spesa e hanno abitudine a considerare normale la spesa per i giornali di carta. Non saranno probabilmente loro il futuro del giornalismo , ma possono essere il futuro di singolari e dedicati progetti cartacei che siano innovativi e contemporanei (ormai ci sono sessantenni che hanno vissuto la nascita dei tempi digitali) e si facciano una ragione di quali siano i loro potenziali bacini di lettori interessati a informarsi, senza considerarli solo come macchiette di nonnetti parcheggiati davanti alla tv (cosa che fanno già con discreti risultati alcuni periodici e alcune pagine di quotidiani) e senza vagheggiare inafferrabili lettori giovani.

Fine di questo prologo.

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