domenica 19 Marzo 2023

In due staffe

Il Fatto di sabato ha pubblicato un articolo secondo il quale Mario Sechi, da poco passato da dirigere l’agenzia di stampa AGI (di proprietà della società ENI) al ruolo di capo ufficio stampa della presidente del Consiglio, continuerebbe comunque a indirizzare le scelte di AGI, soprattutto per quanto riguarda le notizie relative appunto al governo. Secondo l’articolo del Fatto le richieste di Sechi avrebbero portato a correzioni nei testi prodotti da AGI.

“Oggi che lavora per “l’istituzione”, e nella fattispecie per Giorgia Meloni, Sechi alza il telefono per parlare con la sua erede Lofano con immutata frequenza e altrettanta disinvoltura. I suoi consigli sono sempre ascoltati. Dai corridoi di Palazzo Chigi si racconta la scena di un Sechi molto infastidito, la scorsa settimana, per la foto dell’incontro tra Meloni e Benjamin Netanyahu pubblicata sul sito della sua ex agenzia. Una foto “sbagliata”, il monito del capo ufficio stampa della premier: dopo il suo intervento è stata cambiata in tempi rapidi.

Ancora più clamorosa l’impennata di Sechi per un titolo a suo giudizio irricevibile, qualche giorno fa, che avrebbe “equiparato” Meloni ed Elly Schlein. Eccolo qui, nel lancio riepilogativo delle ore 19 del 15 marzo: “SALARIO MINIMO: DUELLO MELONI- SCHLEIN ALLA CAMERA. La premier al question time: ‘Farlo per legge non è la soluzione, ma puntiamo a salari più alti e pensioni dignitose adeguate al lavoro svolto’. La segretaria dem: risposta debole siete incapaci, insensibili e approssimativi”.

Per Sechi, dicono, l’idea del “duello” tra pari era inconcepibile e l’avrebbe comunicato perentoriamente a un ex collega dell’Agi. Dopo un confronto – e di fronte al rifiuto di intervenire per cambiare il testo – avrebbe quindi telefonato a Lofano. Nel nuovo riepilogativo delle 21, il titolo è finalmente cambiato: “QUESTION TIME: MELONI A SCHLEIN, ‘PUNTIAMO A SALARI PIU’ ALTI E PENSIONI DIGNITOSE’. La premier: ‘Il salario minimo per legge non è la soluzione’. La segretaria dem: risposte deboli”. Non più “duello”, ma una formula più autorevole e rispettosa della “istituzione””.

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