domenica 9 Ottobre 2022

Il Corriere della Sera e il lavoro in presenza

Le minacce di maggiori proteste della redazione del Corriere della Sera di cui avevamo scritto nelle scorse settimane si sono concretizzate giovedì e venerdì: i giornalisti hanno deciso di non firmare gli articoli per due giorni, e lo ha spiegato un ” comunicato sindacale ” giovedì. La questione, ricordiamo, è la richiesta dell’editore che i giornalisti tornino a lavorare stabilmente in redazione, condizione che secondo l’editore “valorizza il confronto, il dibattito e lo scambio di opinioni tra i giornalisti” mentre secondo il Comitato di redazione una “flessibilità del lavoro” è stata “utilizzata per fare un giornale di qualità”. A questo dissenso la redazione ha aggiunto la diffidenza per un’operazione societaria su cui l’azienda non ha consultato la redazione stessa – l’incorporazione nella società maggiore di quella che oggi contiene le edizioni locali del Corriere e i loro giornalisti. In un precedente comunicato il Cdr si era detto anche preoccupato di una terza questione – l’ingerenza della pubblicità nel lavoro dei giornalisti – ma quest’ultima cosa non appare una maggiore priorità della trattativa, come scriviamo qui sotto.

La forma della protesta – non firmare gli articoli pubblicati – ha esentato i “collaboratori, molti pagati a pezzo e al minimo contrattuale, che altrimenti perderebbero la loro retribuzione”, ma appare aver esentato ogni collaboratore, e sono state pubblicate regolarmente le firme di autori come Massimo Gramellini e Federico Rampini e Massimo Franco (che è uno dei giornalisti del Corriere della Sera in pensione che continuano a collaborare). Gli altri nomi che sono rimasti in testa agli articoli sono quelli dei vicedirettori (Fiorenza Sarzanini, Federico Fubini), che per norma non sono coinvolti.

Giovedì ha comunicato lo “stato di agitazione” anche il Corriere Fiorentino , appunto uno degli inserti locali del Corriere della Sera , ancora contestando la richiesta del lavoro in presenza (che secondo il Cdr non peserebbe “da un punto di vista della qualità del giornale”, qualità che gli stessi giornalisti assimilano però ai risultati quantitativi come “i dati di vendita del cartaceo” e i “contatti sul sito”).

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