domenica 12 Ottobre 2025
Martedì, per il secondo anniversario delle stragi di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, una “Associazione Setteottobre” ha comprato una pagina su diversi dei maggiori quotidiani italiani per ricordare le stragi del “terrore jihadista” e denunciare i rischi di comunicazioni e propagande violente “mentre il terrorismo si arma di nuovo”. L’Associazione Setteottobre si impegna contro la diffusione dell’antisemitismo ed è stata creata – assieme ad alcune persone importanti della storia politica e culturale soprattutto milanese – da Stefano Parisi, manager dall’importante carriera, tecnico in alcuni passati governi nazionali, ed ex consigliere comunale a Milano e consigliere regionale nel Lazio. Da tempo Parisi sostiene che ci sia un problema di indulgenza nei confronti dell’antisemitismo da parte di alcuni mezzi di informazione (in un intervento pubblico citò il Sole 24 Ore e la rivista MicroMega).
Il testo dell’annuncio pubblicitario diceva tra le altre cose che “l’ideologia della violenza e dell’odio ogni giorno si infiltra nelle piazze delle città italiane e nei social media. E sta permeando i luoghi dove si forma il pensiero: le scuole, le università, la cultura. E i mezzi di informazione”. Queste ultime parole hanno irritato molto le redazioni di Repubblica e Stampa, due dei giornali che hanno ospitato la pagina a pagamento: che si sono sentite chiamate in causa, oppure hanno ritenuto di difendere complessivamente tutto il comparto dei mezzi di informazione. E hanno pubblicato un comunicato di protesta.
“Questo è offensivo verso tutte e tutti noi e verso il nostro lavoro, improntato su equilibrio e professionalità, in condizioni mai facili. […] Crediamo infine che gli editori debbano permettere la pubblicazione di messaggi coerenti con il nostro lavoro: i quotidiani non sono delle semplici buche delle lettere, neanche a pagamento”.
Tre giorni dopo la pagina è stata pubblicata una seconda volta, e i comitati di redazione dei due quotidiani sono tornati a contestarla: “l’accusa ai mezzi di informazione di fomentare la violenza è inaccettabile e va respinta al mittente” (non si può non notare, al di là del caso in questione, che la necessità di “abbassare i toni” anche sui giornali viene esposta abitualmente da molte fonti). Stavolta sono intervenuti anche i direttori di entrambi i giornali, rivendicando la scelta di non censurare questo genere di messaggi pubblicitari (il direttore della Stampa lo ha comunque criticato, mentre quello di Repubblica ritiene che il suo giornale non abbia ragioni per esserne chiamato in causa).
L’impressione è che alcuni nelle redazioni si siano ritenuti direttamente accusati dal messaggio o che ne abbiamo considerato le caute allusioni come dirette a tutti i giornali (“la chiamata in causa dell’intero mondo dell’informazione”, dice il comunicato della Stampa, che cita anche un virgolettato che non esiste nell’annuncio): ma sotto le attuali direzioni sia Repubblica che la Stampa hanno estesamente denunciato sia l’antisemitismo recente che la distruzione di Gaza.
È vero che, rispetto all’annuncio, Parisi è stato più esplicito e universale nelle sue accuse in un’intervista a Libero, giovedì, contestando vivacemente i giornali che parlano di “genocidio” su Gaza: che sono ormai, inevitabilmente, la maggioranza.
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