domenica 15 Giugno 2025

I quotidiani ad aprile

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di aprile 2025.
I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 162.893 (-2%)
Repubblica 83.568 (-6%)
Stampa 57.192 (-9%)

Sole 24 Ore 49.245 (-7%)
Resto del Carlino 45.398 (-10%)
Messaggero 39.958 (-11%)
Gazzettino 30.575 (-7%)
Nazione 29.446 (-11%)
Dolomiten 25.850 (-4%)
Fatto 24.752 (-7%)
Giornale 24.356 (-8%)
Messaggero Veneto 21.833 (-8%)
Unione Sarda 20.365 (-8%)
Verità 19.337 (-9%)
Eco di Bergamo 18.703 (-12%)
Secolo XIX 18.146 (-9%)
Altri giornali nazionali:
Libero 17.019 (-5%)
Manifesto 14.075 (+6%)
Avvenire 14.664 (+0%)
ItaliaOggi 5.779 (+6%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

La media dei cali percentuali anno su anno delle prime dieci testate ad aprile è del 7,3%, meno del solito (tra l’8 e il 10% in meno). Con la consueta analisi grossolana, si può pensare di mettere in relazione questo relativo miglioramento con le attenzioni alla morte del Papa negli ultimi giorni del mese (alcuni quotidiani hanno fatto numeri migliori del mese precedente, malgrado il lungo ponte di fine mese). Rispetto a questo dato continua quindi ad andare assai meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera, e di poco anche Repubblica : quest’ultima sembra con la nuova direzione di Mario Orfeo avere “normalizzato” le sue perdite dopo alcuni anni in cui erano state assai superiori alla media. Quelli che vanno peggio sono i quotidiani locali, soprattutto i due del gruppo Monrif (Nazione Resto del Carlino) e il Messaggero. Il giornale in lingua tedesca Dolomiten (che, ricordiamo, si avvantaggia di cospicui contributi pubblici) è l’eccezione, e ha di nuovo superato di poco le copie del Fatto . Mentre tra le testate più piccole continua la crescita del Manifesto (che da tempo tiene delle posizioni su Gaza sempre più condivise nel paese) e questo mese cresce anche ItaliaOggi, che da qualche tempo ha interrotto un lungo declino. Anche questi due giornali sono destinatari di contributi pubblici (l’unico in questa lista che perde copie pur comparendo in quella dei grandi sovvenzionati dai contributi pubblici è Libero).

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 41mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 28mila, Repubblica 15mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, ma questo mese aggiungiamo tra parentesi anche le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.
Corriere della Sera 47.657 +1,7% (+10,7%)
Sole 24 Ore 21.733 -4,8% (-0,6%)
Repubblica 20.083 -8,6% (-0,5%)
Manifesto 7.249 +8,8%
Stampa 6.763 -5,7% (-2,2%)
Fatto 6.252 -1,3% (+15,7%)
Gazzettino 5.600 -11% (+18,1%)
Messaggero 5.335 -10,8% (+12%)

Come si vede, con l’eccezione del Manifesto e in una esigua misura del Corriere della Sera, le variazioni annuali sono persino negative. Compensate solo in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.
Si conferma la tendenza a investire sulla crescita nel numero degli abbonamenti di valore più limitato, che generano ricavi contenuti.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente molto più economici – ai contenuti dei loro siti web.

AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)

Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).

Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.

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