domenica 13 Luglio 2025
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di maggio 2025.
I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 159.231 (-3%)
Repubblica 81.861 (-10%)
Stampa 57.265 (-8%)
Sole 24 Ore 49.401 (-8%)
Resto del Carlino 45.584 (-10%)
Messaggero 40.097 (-9%)
Gazzettino 30.133 (-8%)
Nazione 28.906 (-13%)
Dolomiten 25.216 (-9%)
Giornale 24.442 (-7%)
Fatto 24.254 (-10%)
Messaggero Veneto 21.954 (-8%)
Unione Sarda 20.102 (-9%)
Verità 19.113 (-9%)
Secolo XIX 18.839 (-9%)
Eco di Bergamo 18.391 (-17%)
Altri giornali nazionali:
Libero 16.657 (-8%)
Avvenire 14.465 (-1%)
Manifesto 13.880 (+1%)
ItaliaOggi 4.794 (-16%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
La media dei cali percentuali anno su anno delle prime quindici testate a maggio è tornata a essere dell’8,7%, dopo un mese un po’ migliore. Rispetto a questo dato continua quindi ad andare assai meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera ( che questo mese ha avuto cospicue perdite sulle copie cartacee, compensate in parte da una crescita degli abbonamenti digitali), mentre a maggio Repubblica è tornata a superare la media annuale delle perdite. Vanno ancora male i quotidiani del gruppo Monrif ( Nazione e Resto del Carlino ), che ha anche il Giorno, a sua volta in calo dell’11%. Mentre nel suo piccolo il Manifesto continua a fare eccezione, con crescite piccole ma costanti. Invece il quotidiano ItaliaOggi è tornato a grosse perdite dopo un periodo di sollievo.
Fuori da queste posizioni, si nota molto il +14,5% rispetto all’anno scorso del Mattino, quotidiano napoletano, nel mese in cui il Napoli ha vinto il suo quarto campionato di Serie A.
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 40mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 28mila, Repubblica quasi 16mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, e quelle tra parentesi sono invece le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.
Corriere della Sera 48.265 +3,8% (+8,8%)
Sole 24 Ore 21.522 -3,7% (-0,9%)
Repubblica 19.343 -9,3% (+1%)
Manifesto 7.384 -2,3% (non offre abbonamenti superscontati)
Stampa 6.852 +3,1% (-5,7%)
Fatto 6.340 -1% (+16,3%)
Gazzettino 5.626 -8,3% (+14,6%)
Messaggero 5.337 -8,6% (+8,9%)
Pur nell’ambito di crescite piccole e lontane dal compensare le perdite di copie cartacee, anche qui va meglio di tutti il Corriere della Sera, a cui questo mese si aggiunge con un dato positivo solo la Stampa. Le perdite annuali persino degli abbonamenti digitali sono compensate in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.
Si conferma la tendenza a investire sulla crescita nel numero degli abbonamenti di valore più limitato, che generano ricavi contenuti ma che potrebbero creare un valore maggiore sul lungo periodo: a patto di poter sostenere i costi di un investimento con pochi ricavi immediati. È particolarmente buono il dato del Fatto, che da mesi sta facendo crescere i suoi abbonamenti scontati (che comunque non raggiungono i prezzi quasi inesistenti di altri giornali, e un ricavo lo generano).
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente molto più economici – ai contenuti dei loro siti web.
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
* Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione , e che trovate qui.
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