domenica 13 Febbraio 2022

I limiti di Libero

Il direttore di Libero ha pubblicato in prima pagina le ragioni di una scelta piuttosto inconsueta nei quotidiani italiani, che invece abbiamo visto molto nella stampa anglosassone negli ultimi anni, come risultato di una maggiore attenzione e severità verso i comportamenti e le dichiarazioni dei propri giornalisti sui social network e fuori dai rispettivi giornali. Ovvero la decisione di interrompere un rapporto di collaborazione e di annunciarlo ai lettori.
La ragione, per Libero, è stato un messaggio su Twitter di un suo giornalista che alludeva alle note immagini delle “bare di Bergamo” all’inizio della pandemia, nel 2020, come se si fosse trattato di un’invenzione.
È vero che i contenuti dei social personali dei giornalisti non ricadono sotto il controllo del direttore, ci mancherebbe altro. Ma è anche vero che il giornalista, con la sua faccia e la sua firma, è un pezzo dell’immagine del giornale su cui scrive, della sua autorevolezza e della sua credibilità. Per cui non posso permettere che neppure per un secondo e neppure per sbaglio e nemmeno per un fraintendimento tra social privati e aziendali un nostro lettore o chiunque altro possa essere sfiorato dal dubbio che qui a Libero si pensi che quel convoglio di camion sia stata una cinica messa in scena […] Per questo ho chiesto all’azienda la sua immediata sospensione, saranno gli avvocati a decidere il resto ma nessuna carta bollata potrà assemblare i cocci”.

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