domenica 16 Novembre 2025
Talking Points Memo (TPM) è uno dei primi siti di giornalismo politico indipendente nati su internet. L’ha fondato nel 2000 Josh Marshall, all’epoca analista a Washington, durante la contesa elettorale tra Bush e Gore. Da allora TPM è rimasto una redazione piccola – oggi una dozzina di persone – ma con un ruolo riconosciuto nel giornalismo politico americano: nel 2007 pubblicò le prime notizie sul caso dei procuratori federali licenziati dal governo Bush, poi riprese dai grandi giornali. Ma già nel 2002 era stato uno dei primi blog a generare conseguenze politiche con i suoi interventi.
Per i 25 anni di TPM Marshall ha raccontato alla Columbia Journalism Review di non essersi mai sentito adatto al giornalismo tradizionale “di seimila parole”, e che TPM nacque come un “tabloid per persone in gamba”: un modo di raccontare la politica con la rapidità dei blog e la serietà dei quotidiani. All’inizio degli anni Duemila, quando i blog politici stavano diventando un fenomeno negli Stati Uniti, TPM si presentò come un esperimento di giornalismo partecipato, in cui i lettori contribuivano con informazioni e discussioni.
Negli anni Marshall ha scelto di non accettare investitori esterni per garantirsi il controllo del lavoro giornalistico e di ridurre la pubblicità, puntando su un sistema di abbonamenti che oggi ha 35mila iscritti paganti. È così riuscito a mantenere l’indipendenza economica e a sopravvivere alla crisi dei media digitali. E spiega quale errore rende molte testate impreparate alla transizione dei modelli di business: «Molti si sono lasciati ipnotizzare da quella che io chiamerei un’audience teorica: le metriche che ti dicono che hai dieci milioni di utenti unici. Ma quella non è un’audience. È soltanto la tua posizione nei vortici e nelle correnti di internet: non sono persone davvero interessate al fatto che tu continui a esistere, e noi non ce ne siamo dimenticati. Restare incantati dai numeri di pubblico “formali” aveva un senso, in un certo periodo basato sulla pubblicità, ma quello non era un pubblico reale».
Marshall dice che la redazione continua a lavorare “a Washington, ma non come parte di Washington”. Un’impostazione che considera ancora più utile ora che la politica americana attraversa una nuova fase di polarizzazione e che l’accesso alle istituzioni tende a restringersi.
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