domenica 5 Ottobre 2025
Charlie si è occupata saltuariamente del vivace dibattito sull’impatto delle cosiddette “intelligenze artificiali” sul giornalismo e sulle imprese giornalistiche, perché la materia è tuttora molto fluida e sfuggente, e il dibattito si riduce spesso a generalizzazioni piuttosto sommarie in un senso o nell’altro. E forse l’impatto più rilevante e bisognoso di attenzioni sarà quello sui destinatari del giornalismo, ovvero noi tutti, e sul nostro rapporto con la conoscenza della realtà e con l’accuratezza dell’informazione.
Si è scherzato spesso, in passato, sulla disponibilità di alcuni lettori e di alcuni giornalisti a trascurare il fatto che certe notizie fossero false in nome della loro attrattiva, o del fatto che dimostrassero una tesi che comunque non si voleva mettere in dubbio: e a rispondere “perché rovinare una bella storia con una smentita?”, oppure “comunque la sostanza del ragionamento non cambia”.
Adesso queste reazioni stanno cominciando a diventare la norma, e nelle considerazioni sul nuovo “social network” di OpenAI c’è molta impressione che la distinzione tra falso e vero possa diventare insignificante per una crescente quota di utenti. Non più insomma, il rischio che cose false siano prese per vere, ma che semplicemente non importi.
“Feeds, memes and slop are the building blocks of a new media world where verification vanishes, unreality dominates, everything blurs into everything else and nothing carries any informational or emotional weight”.
“For users, it’s not necessarily a question of “real” versus “fake,” but rather “fun to watch” versus “boring.” And with Sora’s “cameos,” which turn people into playable characters, your actual face is inside the artificial reality, so what’s “fake” anymore?”.
Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.