domenica 21 Dicembre 2025
L’ossessione dei media americani per il “caso Epstein” sta facendo sopravvalutare qualunque insignificante aspetto della vita dell’imprenditore morto sei anni fa in carcere dopo essere stato condannato per abusi sessuali (e alcune testate stanno cominciando a manifestare cautele su queste esagerazioni). Le ragioni delle spropositate attenzioni – che hanno contagiato anche diversi giornali italiani – sono due: una è la fragile speranza che ci possano essere delle conseguenze politiche, contro il presidente Trump oppure contro i suoi detrattori; l’altra è l’attrattiva morbosa di una storia con implicazioni sessuali. “Sex sells”, si dice in inglese.
Una laterale implicazione giornalistica delle notizie più recenti riguarda David Brooks, storico opinionista del New York Times e popolare saggista con posizioni conservatrici moderate, e quindi molto critiche nei confronti di Donald Trump e delle derive fanatiche del partito Repubblicano. Giovedì sono state diffuse nuove foto relative a eventi a cui Epstein aveva partecipato, e in alcune di queste era presente anche Brooks. Che ha quindi ricevuto molte critiche per non aver divulgato una sua presunta relazione con Epstein quando, nelle settimane scorse, aveva criticato l’eccesso di attenzione e polemiche intorno alle presunte “rivelazioni” sul caso. Ma Brooks, interpellato da Max Tani del sito di news Semafor, ha sostenuto si trattasse di una cena con 60 persone a margine di un evento pubblico, e di non ricordare di avere conosciuto Epstein, di cui avrebbe saputo solo anni dopo leggendone sui giornali.
La sintesi del New York Times sulle migliaia di documenti diffusi venerdì cominciava con perentoria chiarezza.

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