domenica 25 Aprile 2021

È una buona idea per i giornali buttarsi su Clubhouse?

È raro che un precoce investimento su una cosa nuova si riveli proficuo, alla lunga: statisticamente i nuovi formati o tendenze che si affermano sono assai pochi rispetto a tutti quelli che vengono presentati come “the next big thing”, e quindi salirci sopra immediatamente ha maggiori probabilità di fallimento che di riuscita. Ed è sicuramente più efficace aspettare e far passare le eccitazioni iniziali. Ma è vero che individuare un successo prima di tutti genera un vantaggio maggiore, ed è più facile riuscirci se si fanno esperimenti più numerosi.
Il sito britannico PressGazette, che si occupa di news e media, ha provato a scrivere un piccolo manuale per i giornali indecisi se fare progetti e investimenti su Clubhouse, il cosiddetto “social dell’audio” che ha avuto grandi attenzioni nei mesi scorsi ma di cui è già percepito e raccontato un grosso ridimensionamento dell’interesse, probabilmente fisiologico. Le conclusioni dell’articolo sono un po’ ambigue – e mettono molto in conto il successo di prodotti concorrenti da parte di Facebook o Twitter – ma qualcosa dicono:
“La verità è che, per come stanno le cose, Clubhouse non è una piattaforma imprescindibile per gli editori, che dovrebbero dare priorità ad altri social media. Ma i più lungimiranti hanno ragione a tenere d’occhio Clubhouse. Se mantiene lo hype dei mesi scorsi, può diventare presto un investimento di tempo più valido per chi sappia sfruttarlo”.

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