domenica 2 Maggio 2021

E un giudizio sul diritto all’oblio

Il Garante per la privacy, cosiddetto, ha pubblicato questa settimana una propria sentenza, che stabilisce alcuni criteri, a prescindere dalla singolarità di ciascun caso (il caso non è descritto). Al Garante ricorrono le persone che non trovino soddisfacenti le risposte ricevute dalle testate a cui hanno presentato una richiesta.
(il Post, per esempio, è stato due mesi fa destinatario di una sentenza del Garante che ha rifiutato una richiesta che venissero cancellati due articoli su un personaggio pubblico oggetto di un’inchiesta giudiziaria successivamente terminata con un’assoluzione – e che il Post su sua richiesta aveva aggiornato linkando un altro articolo esistente su questo sviluppo – ordinando però la loro deindicizzazione, dato il tempo passato, otto anni).

La sentenza pubblicata martedì riguarda invece un articolo della Stampa su una vicenda giudiziaria del 1998. Il Garante ha deciso:
– di respingere anche qui la richiesta che l’articolo sia cancellato o che il nome del protagonista sia rimosso, confermando il valore di “informazione e documentazione storica” anche dopo molto tempo;
– di ritenere corretta e soddisfacente la scelta del giornale di deindicizzare l’articolo;
– di respingere la richiesta che l’articolo sia aggiornato, non avendo il richiedente offerto documentazione sugli aggiornamenti richiesti; e quindi di ritenere il giornale non responsabile di indagini proprie successive sugli sviluppi delle notizie pubblicate;
– di multare il giornale per 10mila euro per non avere dato risposta alle richieste ricevute, ritenendo che questo sia invece un dovere del giornale a prescindere dalle sue scelte.

Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.