domenica 13 Novembre 2022

E i tabloid?

La gran parte dei giornali si è mossa – ha dovuto – nella direzione detta, ma non tutti. Le eccezioni sono soprattutto di due categorie: tra i giornali nativi online, resistono ancora all’introduzione di progetti di pagamento alcuni siti che si sentono più insicuri sui criteri che abbiamo citato (contenuti competitivi, identità forti, lettori devoti e motivati) e che devono i loro risultati economici soprattutto a una capacità di attrarre grandi numeri di visite e quindi ricavi pubblicitari ancora sufficienti; tra le testate più tradizionali la stessa debolezza è invece propria soprattutto dei tabloid più popolari e di minor qualità, capaci a volte di grandi diffusioni e grandi numeri di click online, ma senza un sufficiente pubblico di estimatori disponibili a sostenere il loro lavoro pagando e senza contenuti particolarmente differenti da quelli diffusi dai concorrenti maggiori e da mille altri prodotti online. E quindi in difficoltà nell’introdurre meccanismi di pagamento da parte dei lettori.

Soprattutto per quelli britannici (dove la tipologia del “tabloid” ha più storia e più diffusione) il modo più proficuo per attenuare questo limite è – spiega un articolo del sito PressGazette – approfittare della lingua ed estendere i numeri del proprio traffico al mercato statunitense e internazionale. È quello che ha fatto le fortune del Daily Mail (ma anche di quotidiani di qualità come il Guardian ) e verso cui si vogliono indirizzare anche gli altri.
E con questo approccio sono in ballo alcuni nuovi progetti online che vogliono replicare le fortune tradizionali dei tabloid di bassa qualità, sensazionalismo, gossip, giustizialismo e populismo, nel nuovo contesto digitale. Ci stanno lavorando – dice ancora PressGazette – alcuni dei più noti (e famigerati) ex responsabili di testate simili: Kelvin McKenzie, che fu direttore del Sun al massimo dei suoi successi negli anni Ottanta e Novanta; Martin Clarke che ha da poco lasciato la direzione del Daily Mail ; Jimmy Finkelstein, ricco ex editore del sito americano The Hill.

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