domenica 11 Maggio 2025
C’è stato questa settimana un piccolo esempio di ben tre diverse consuetudini dei quotidiani che abbiamo descritto su Charlie altre volte. Una è la tendenza a enfatizzare – un po’ provincialmente – le opinioni pubblicate sulla stampa straniera a proposito dell’Italia, soprattutto a sostegno di simpatie politiche di questa o di quella testata (non sembra succedere l’inverso sui giornali dei paesi con cui l’Italia si paragona). La seconda scelta frequente e sbrigativa sulla stampa italiana è di attribuire genericamente alle testate straniere le opinioni di singoli commentatori o autori ospiti: a volte del tutto occasionali, o persino indipendenti dalle posizioni prevalenti del giornale. La terza tendenza è la disponibilità a riprendere comunicazioni di propaganda dagli staff dei partiti e del governo, senza fare verifiche.
Martedì alcuni siti e giornali vicini al governo Meloni hanno dato risalto a quella che è stata presentata come una esaltazione di Giorgia Meloni stessa sul quotidiano tedesco Die Welt. I titoli erano per esempio “La Welt celebra Meloni” o “Un elogio dalla Germania“, solo per citare le testate maggiori. Anche il Corriere della Sera ha pubblicato un breve articolo attribuendo la posizione alla testata tedesca senza maggiori dettagli (“Secondo Die Welt…”) e riportando i commenti compiaciuti di altri membri della maggioranza di governo.
L’articolo di apprezzamento di Meloni era però di un autore francese, ospite della sezione delle opinioni del giornale, e nessuno dei giornali in questione ha spiegato (avendo probabilmente le redazioni italiane ricevuto segnalazione ed estratti da una fonte governativa) che l’articolo era in realtà uscito sul quotidiano francese Le Figaro due settimane prima, e che la Welt l’aveva soltanto ripreso e tradotto. Rendendo più fragile quindi la tesi che l’elogio fosse un’idea della Welt o che arrivasse persino “dalla Germania”: l’autore ha pubblicato simili apprezzamenti in Francia più volte negli anni passati.
Ma soprattutto, a rivelare la rituale ripetitività propagandistica di tutta quanta la procedura, c’è che quando l’articolo era uscito in Francia, due settimane prima, era già stato similmente riportato (e con gli stessi toni erano stati enfatizzati altri interventi simili e precedenti dello stesso autore). Il Secolo d’Italia, storica testata della destra italiana che ha estesamente illustrato l’autorevolezza dell’autore della versione tedesca, lo aveva già fatto con identiche parole due settimane prima: in quel caso col titolo “Le Figaro incorona Meloni”.
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