domenica 3 Luglio 2022

Di cosa stiamo parlando

Su Charlie ci riferiamo continuamente, inevitabilmente, alla crisi di diffusione dei quotidiani di carta, e forniamo spesso confronti relativi agli ultimi anni o ad alcuni anni fa, quando la crisi era già comunque iniziata da un pezzo; e alludiamo più genericamente a periodi pre-digitali di condizioni radicalmente diverse. Ma è utile capire una volta di quali numeri fosse fatta questa diversità e che dimensioni abbia davvero questo declino. Questi sono i dati di diffusione dei maggiori quotidiani ad aprile 2000, confrontati con gli ultimi dati disponibili, quelli di aprile 2022. Nella terza colonna si vedono le perdite di copie in percentuale; nella quinta le stesse perdite sono attenuate prendendo in considerazione anche le copie digitali (che nel 2000 erano di fatto inesistenti e non conteggiate).

Le copie dei quotidiani di carta nel 2000 erano tra cinque e nove volte maggiori di quello che sono oggi. Se si pensa che i numeri straordinariamente più esigui di oggi garantiscono tuttora agli stessi quotidiani i ricavi pubblicitari e di vendita maggiori (rispetto a quelli che ottengono dal digitale), ci si fa un’idea sia di quale dovesse essere la loro ricchezza ventidue anni fa, sia di quanto siano limitate e faticose le prospettive di ricavo del digitale. Quanto alle singole testate ( qui potete vedere i dati anche delle successive posizioni nella lista dei più venduti nel 2000) si vedono:
– l’ormai noto scollamento nella competizione tra Corriere della Sera Repubblica , con la seconda che ha avuto perdite assai maggiori e oggi dichiara poco più della metà delle copie del concorrente;
– la “tenuta” di Avvenire che continua a garantirsi un grande numero di copie distribuite attraverso le reti ecclesiastiche, in cospicua parte gratuite o pagate appunto dalle parrocchie;
– i cali maggiori di tutti per il Giornale , il Sole 24 Ore ItaliaOggi ;
– gli “apprezzabili” risultati di alcuni quotidiani locali che hanno perso soltanto la metà delle copie.

 

 

 

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