domenica 4 Ottobre 2020
Ben due cose che leggerete qui sotto pongono più in generale la questione di come sia raccontata la cronaca sui maggiori quotidiani e siti di news italiani. È raccontata applicando a storie e fatti delicati, spesso tragici, molto complessi, le semplificazioni e le banalizzazioni proprie dei linguaggi e degli approcci giornalistici su ogni altro tema: l’enfasi drammatizzante, il suggerimento di emozioni al lettore, la macchiettizzazione di persone e situazioni, l’indifferenza al ruolo pedagogico di una informazione attenta.
Se queste derive rendono già povero e inaffidabile il racconto della realtà su temi come la politica, l’economia, gli esteri, generano invece pericoli reali ed estesi per le vite delle persone e delle comunità quando sono applicate sulle vite delle persone e delle comunità. Non si possono denunciare i modelli deprecabili di dolore e conflitto costruiti artificiosamente da certi programmi televisivi e fare lo stesso con quello che dovrebbe essere il racconto della realtà.
L’obiettivo prevalente della maggior parte – con preziose eccezioni – degli articoli che leggiamo a proposito di storie di cronaca non è oggi mettere in ordine i fatti, fornire informazioni, descrivere i contesti sociali, ma far diventare quelle storie delle “STORIE”: farle diventare la sceneggiatura di un film. Ma il mestiere di giornalisti è diverso da quello di sceneggiatori, per delle buone ragioni.
Fine di questo prologo.
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