domenica 2 Marzo 2025
Il New York Times ha pubblicato un ottimo articolo, con l’occasione degli interventi repressivi di Trump, per spiegare ai lettori cosa sia e come funzioni il “press pool”, ovvero il limitato gruppo di giornalisti che a rotazione giornaliera seguono Donald Trump avendo accesso ai suoi discorsi e iniziative alla Casa Bianca, ai suoi viaggi, a gran parte dei suoi spostamenti e giornate. Il press pool fu creato settant’anni fa, durante la presidenza Eisenhower, per affrontare il problema delle troppe richieste di accesso allo Studio Ovale, all’aereo presidenziale, e ad altri contesti ufficiali: alcuni giornalisti scelti tra un numero molto esteso di testate, a cui si chiedono credenziali e garanzie stringenti, vengono inseriti nel “press pool” e hanno l’opportunità e la responsabilità di compilare delle cronache giornalistiche destinate agli altri giornali. Il press pool è gestito dalla White House Correspondents’ Association (qui c’è una lunga e affascinante guida di comportamenti per i suoi appartenenti) e comprende tre giornalisti di agenzie, due di giornali cartacei o online, uno della radio, quattro fotografi e una troupe televisiva. I costi di partecipazione al press pool sono tutti a carico delle testate giornalistiche, e possono essere molto onerosi, soprattutto quando si tratta di seguire il presidente nei viaggi: la partecipazione è completamente addebitata ai giornali coinvolti (è la ragione per cui qualcuno dubita ora che i nuovi invitati da Trump possano permetterselo). Ogni volta che il presidente si sposta, che sia per viaggi all’estero o anche per movimenti cittadini, nella colonna di auto che lo segue c’è anche il van che ospita i giornalisti del press pool.
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