domenica 14 Gennaio 2024

“Come una nave che affonda”

Nelle ultime settimane sono tornate a essere visibili le agitazioni dentro Repubblica, anche se ormai le stesse agitazioni sembrano diventate parte della vita del giornale nella sua nuova epoca, quella iniziata con l’acquisto da parte del gruppo Exor della famiglia Agnelli-Elkann. L’impressione è che crisi di vendite, vaghe o sfuggenti prospettive o progetti editoriali, indifferenza ai cambiamenti in corso nell’informazione e insoddisfazione e delusione di una parte della redazione, siano per la proprietà e la direzione una sorta di contesto accettato.
Così, nelle settimane scorse ci sono state ben tre aperte contestazioni da parte dei giornalisti. La prima in una mail scritta dal Comitato di redazione il 28 dicembre, che accusava l’azienda di trascurare la testata maggiore nei suoi progetti ed esperimenti.

“Care colleghe e cari colleghi,
abbiamo letto con interesse la notizia secondo cui il sito “Cronache di spogliatoio”, di cui recentemente il gruppo Gedi è diventato azionista con un ruolo di primo piano, ha ottenuto i diritti per la trasmissione in streaming della Supercoppa spagnola. E questo dopo aver trasmesso il Mondiale per club.
Ecco un buon esempio di cosa si intende per politica di investimenti che si vorrebbe applicata anche a Repubblica. Invece, assistiamo a una politica di vasi comunicanti  in cui ci sono iniziative – e anche in conflitto tra di loro – dove si investe ed altre in cui si taglia.
Finché non ci sarà e non verrà spiegato il disegno complessivo cui tende il gruppo Gedi, il Cdr di Repubblica – come da mandato dell’assemblea – non può che rimarcare e denunciare le iniziative che tendono a mettere in competizione le testate del gruppo.
Cogliamo l’occasione di questa nota per esprimere uno sconcerto diffuso in redazione per l’intera pagina di pubblicità, nell’edizione di ieri, dedicata a una promozione commerciale di Repubblica e legata alla vincita di un kit della Juventus, squadra di proprietà del nostro editore. Pubblicità che era già apparsa online nelle settimane scorse.
Non siamo esperti di marketing ma giornalisti, per questo abbiamo chiesto un parere a un importante player del settore, anche nel mondo editoriale, che non nominiamo affinché non sia coinvolto in vicende sindacali interne: «Nell’informazione il ruolo che svolge un quotidiano è quello di una “agenzia di senso” che permetta ai lettori di muoversi nella complessità. Ma la strategia di marketing in questione non si rivolge a un campo culturale, che è quello classico di un quotidiano come il vostro, piuttosto a una nicchia che esprime valori esclusivamente di tipo sportivo. L’altra cosa anomala è l’esplicita connessione tra l’editore-proprietario del club e il ruolo del giornale come “agenzia di senso”: è come se un arbitro volesse giocare il proprio ruolo in due campi diversi. Ciò disorienta lettori e osservatori e fa perdere di status il giornale. Tecnicamente parlando, questo tipo di marketing mette in crisi l’identità del brand Repubblica e chi ha elaborato una strategia di questo tipo temo pecchi di incapacità o non conoscenza del prodotto e della sua peculiarità storica e culturale».
Buon 2024 a tutte e tutti”.

La seconda in un’altra mail scritta dal Comitato di redazione l’ultimo giorno dell’anno.

“Il nostro giornale continua a perdere copie, abbonamenti e non riesce a trovare una strada nel digitale. E questo, a nostro avviso, per la mancanza di una chiara strategia di investimenti, marketing, obiettivi, collocazione nel panorama editoriale. Nonostante gli sforzi titanici di tutti noi. La difesa dell’identità di Repubblica (che sembra importare solo a noi giornaliste e giornalisti che amiamo questo quotidiano e il lavoro che facciamo) ci ha impegnato in un anno che ha segnato la per noi traumatica disgregazione di quello che era il più importante gruppo editoriale del nostro Paese, smembrato e dismesso da un editore il cui progetto resta per noi incomprensibile, oltre che frutto di preoccupazione […] Vedere Repubblica che viene abbandonata come una nave che affonda è motivo di particolare amarezza in questi mesi. Ma dobbiamo pensare a noi che restiamo e al futuro del giornale, certi che solo l’unione in questo frangente può fare la forza”.

La terza in conseguenza delle dimissioni del giornalista Raffaele Oriani da una collaborazione col Venerdì (il settimanale di Repubblica) che durava da dodici anni, per dissenso con le scelte del giornale a proposito della guerra a Gaza.

“Care e cari tutti,
di fronte alla lettera del collega Raffaele Oriani, sentiamo la necessità di esprimere la nostra amarezza per la perdita di questo collaboratore che purtroppo si inserisce nella scia delle altre uscite di quest’anno.
Diverse giornaliste e giornalisti di Repubblica avvertono lo stesso disagio così chiaramente descritto nel saluto collettivo che ci ha inviato Oriani.
Un disagio della redazione che si è acuito negli ultimi tre mesi e che abbiamo più volte comunicato anche alla direzione e all’assemblea negli scorsi mesi, senza particolari riscontri.
Salutiamo il collega Oriani e ci riserviamo di affrontare il tema di coloro che ci hanno lasciato negli ultimi mesi e anni nel prossimo incontro con la direzione e l’azienda, il 10 gennaio.
Il Cdr”.

(a margine di quest’ultimo sviluppo il Cdr ha anche smentito “una bufala che infanga il lavoro dei colleghi inviati di guerra e di tutte e tutti noi”).

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