domenica 12 Giugno 2022

Coi podcast ancora fanno i soldi in pochi

Il visibile successo dei podcast degli ultimi anni, e anche di quelli che riguardano l’informazione e le testate giornalistiche, ha ancora due grandi incognite. Una è la reale misura di questo successo: i numeri reali degli ascolti dei podcast continuano a essere abbastanza misteriosi e difficili da elaborare con esattezza, e ci sono molte impressioni che siano meno grandi di quello che suggerirebbero le attenzioni sul formato. La seconda incognita è quale possa essere un meccanismo stabile e affidabile per renderli sostenibili economicamente o farci dei soldi. Al momento le possibilità teoriche principali sono tre: una è metterci dentro della pubblicità, ma i numeri non consentono ancora di venderla a prezzi significativi, né di costruire sistemi di gestione automatizzata e universale delle inserzioni (come accade con la pubblicità sui siti web); una è trovare degli sponsor e delle aziende che vogliano associare il proprio brand ai podcast, ma questo implica quasi sempre cedere spazi di autonomia editoriale, ed è comunque un sistema non “scalabile”, da ricostruire con fatica e con poche garanzie ogni volta; l’ultima è quella finora più remunerativa nei limitati casi in cui si concretizza, ovvero farsi pagare dalle grandi piattaforme che diffondono podcast e che sono sempre interessate a contenuti che attraggano ascoltatori e potenziali abbonati (un po’ quello che da anni sta succedendo con Netflix, Prime, eccetera, che sono diventate produttrici e acquirenti di film, serie tv, documentari). Ma quest’ultima opportunità riguarda appunto solo i podcast che diano garanzie di grossi numeri alle piattaforme.
Un quarto modello di ricavo, meno frequentato ma che citiamo perché è quello che riguarda il Post , è quello indiretto di produrre podcast per incentivare gli ascoltatori a partecipare al sistema di abbonamenti: sia nel caso in cui i podcast siano ascoltabili solo dagli abbonati, sia nel caso in cui siano accessibili a tutti e permettano di raggiungere nuovi potenziali abbonati futuri.

Questo contesto ancora tutto da consolidare (c’è chi ha parlato persino di una ” bolla “, che può essere una definizione accettabile se con essa si intende una parziale sopravvalutazione: l’interesse nei podcast in una sua misura esiste eccome) è stato confermato dai conti rivelati questa settimana da Spotify a proposito dei podcast.
“Nel 2021 il business dei podcast su Spotify ha generato circa 200 milioni di ricavi, con un aumento del 300% sull’anno precedente, ma con un bilancio in perdita del 57% e un’attesa di perdite ancora maggiori nel 2022. Nel primo trimestre del 2022 Spotify ha ottenuto ricavi solo dal 14% dei podcast sulla propria piattaforma”. Spotify ritiene comunque che i guadagni dai podcast possano superare quelli dalla musica nel giro di cinque anni.

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