domenica 22 Giugno 2025
Gli articoli di “endorsement” di un candidato alle elezioni sono una caratteristica propria dei quotidiani statunitensi, dentro un’idea di offrire ai lettori un servizio che comprende anche il suggerimento su chi votare. Da molti anni sono considerati piuttosto insignificanti nell’influire sulle scelte degli elettori, e ultimamente diverse testate si sono interrogate sulle controindicazioni di prese di posizione così esibite, in tempi in cui cresce molto la diffidenza dei lettori per l’obiettività dei giornali.
In questo dibattito l’anno scorso erano successe due cose maggiori: la contestatissima decisione dell’editore del Washington Post di impedire all’ultimo momento la pubblicazione di un endorsement a favore della candidata alla presidenza degli Stati Uniti Kamala Harris, con implicazioni e conseguenze peculiari relative a quel giornale; e l’annuncio del New York Times sulla fine degli endorsement a favore di candidati nelle elezioni locali dello stato di New York, dove ha sede il giornale.
Questa settimana, però, il New York Times ha pubblicato uno strano articolo di “endorsement non endorsement” sulle elezioni per il sindaco di New York: spiegando che nessun candidato appare convincente abbastanza da meritare il sostegno del giornale, limitandosi a una generica indicazione sul meno peggio tra i due favoriti. Richiesta di una spiegazione della riapertura all’opportunità di un endorsement, la direttrice della sezione delle opinioni del quotidiano ha risposto di essersi spiegata male l’anno passato, e che la scelta del giornale è che l’endorsement non sia un obbligo, ma una facoltà.
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