domenica 12 Marzo 2023

Charlie, retention

Che il coinvolgimento di nuovi lettori paganti (che nella transizione dalla carta al digitale sono di fatto abbonati, invece che acquirenti della singola copia) sia ormai da diversi anni la priorità dei giornali in tutto il mondo lo ripetiamo qui sotto per spiegare alcune notizie e storie, e lo abbiamo detto spesso. Lo sviluppo più recente di questa priorità invece è quello che i giornali hanno cominciato a scoprire soprattutto alla fine della pandemia, che aveva portato appunto molti nuovi abbonati a chi aveva saputo essere convincente nel proprio servizio di informazione: ed è la necessità di conservarli, gli abbonati, in tempi di bonaccia. E anche in tempi in cui gli abbonati rivalutano il rapporto tra costi e benefici dei loro investimenti. Si chiama “retention”, questo obiettivo, complementare alla “acquisition”, e ha bisogno di rassicurare gli abbonati sui costi – ma il rischio è abbassare i prezzi fino a svalutare il prodotto e perdere ricavi – oppure sui benefici: convincendoli che di quell’abbonamento non possono fare a meno, per contraddire l’impressione opposta di molti abbonati, ovvero che possano farne a meno.
Il sito del Poynter Institute ne ha scritto martedì: “un abbonato trattenuto vale più di un abbonato guadagnato”, soprattutto perché quello guadagnato – vedi sotto – spesso paga molto meno.

Fine di questo prologo.

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