domenica 16 Ottobre 2022

Charlie, meno giornalismo

Una notizia americana di questa settimana aiuta a raccontare una situazione abbastanza paradossale per l’editoria giornalistica cartacea di molte parti del mondo: ovvero che per molti editori fare uscire un giornale è un costo, una perdita, tanto che un beneficio per i bilanci dell’azienda è generato persino dal fatto che il giornale non esca. Lo si era visto più palesemente durante la pandemia quando anche alcuni periodici italiani avevano diradato le uscite proprio per limitare gli onerosi costi di copie che sarebbero state acquistate molto poco. Adesso i tempi sono più “normali”, ma rimane che spesso un’edizione in meno è un risparmio: molte testate americane stanno tagliando il numero di copie cartacee che escono in una settimana e i “quotidiani” iniziano a uscire quattro, tre giorni alla settimana. E in una scala inferiore si fa in modo di favorire la riduzione di altri costi, a cominciare da quelli delle persone: Gannett , il più grande editore di giornali degli Stati Uniti, ha annunciato il blocco delle assunzioni e del contributo alle pensioni, l’assegnazione di cinque giorni di ferie non pagate a dicembre, incentivi all’uscita, e settimane di quattro giorni. È la condizione speculare di quella di cui parlammo qui la settimana scorsa (l’opportunità di fare buon giornalismo, a volte, senza pensare ai suoi ricavi), per cui per molte aziende giornalistiche la scelta non è neanche fare giornalismo peggiore perché costa meno, ma è proprio fare meno giornalismo, perché costa meno.

Fine di questo prologo.

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