domenica 14 Settembre 2025

Charlie, libertà e sicurezze

C’è stata nei giorni scorsi una piccola polemica che riguarda il giornalismo, intorno al progetto della cosiddetta “Global Sumud Flotilla”, ovvero il gruppo di barche partite in direzione di Gaza con l’intenzione di portare aiuti e sostegno alle persone di Gaza vittime dei bombardamenti israeliani. Venerdì una giornalista della Stampa ha raccontato sul suo giornale di essere stata esclusa – con toni e modi sgradevoli – dal gruppo che avrebbe seguito il viaggio, perché accusata di “avere violato le regole” pubblicando alcune informazioni che l’organizzazione aveva chiesto di non pubblicare. Informazioni in realtà non particolarmente segrete. La stessa portavoce dell’organizzazione è sembrata non condividere la reazione rigida ed esagerata in un’intervista al Fatto. Nel frattempo la storia è stata molto ripresa sui quotidiani (naturalmente quelli pregiudizialmente contrari al progetto le hanno dato esteso polemico risalto), in alcuni casi con eccessi corporativi di vittimismo da parte dei colleghi, in altri con ragionevoli critiche sull’accaduto. Tra queste critiche, la stessa Stampa ha riportato una frase di Lucia Annunziata, giornalista abbastanza esperta da far sospettare che la frase fosse incompleta, o che sia stata formulata sbrigativamente: ma è utile per ricordare invece la validità del suo contrario. La frase è: «Non esiste neppure per ragioni di sicurezza quello che si può dire o che non si può». E non è vera.
Esistono e sono sempre esistite molte ragioni di sicurezza – si chiamano “di sicurezza” per quello – per limitare la pubblicazione di fatti e informazioni anche veri. Sono anche codificate e regolate nelle legislazioni dei vari paesi democratici, e sancite da sentenze e giudici nei casi in cui la pubblicazione di determinate informazioni crei dei rischi per le persone, per le comunità, per le democrazie stesse; ma persino per le libertà personali dei singoli (Solo per citare due dei molti limiti accettati: a cosa serve il “segreto di Stato”? O c 
os’è il diritto alla privacy, se non una ragione di sicurezza per “non dire”? V enerdì una grande testata ha pubblicato online i documenti del testamento di Giorgio Armani e per la fretta di arrivare prima non ha rimosso gli indirizzi di casa personali degli eredi, persone molto esposte e note; se poi è intervenuta tardivamente con delle pecette è proprio perché anche in quel caso “esistono ragioni di sicurezza per non dire”). Nessuna libertà è mai assoluta e ognuna trova dei compromessi con altre libertà e altri diritti, compresa quella di informazione. È utile ricordarlo, in tempi in cui la pretesa di poter pubblicare qualunque cosa è spesso esibita a seconda degli interessi del caso.

Fine di questo prologo.

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