domenica 18 Maggio 2025

Charlie, le querele degli altri

Venerdì alcuni quotidiani hanno riferito che la famiglia di Chiara Poggi – la ragazza uccisa a Garlasco nel 2007 in un caso di cronaca nera nuovamente discusso in questi giorni – ha intenzione di denunciare alcuni siti e blog per le illazioni offensive pubblicate nei giorni precedenti. I giornali ne hanno scritto con evidente comprensione e con la stessa comprensione la notizia è stata sicuramente accolta da molti lettori e lettrici. Nessuno l’ha chiamata intimidazione, nessuno ha difeso quei siti e blog e il loro diritto di espressione e di cronaca, nessuno ha denunciato l’uso che viene fatto delle querele per costringere al silenzio i querelati. Nessuno, sui quotidiani, ha insomma scritto quello che alcuni quotidiani scrivono con frequenza per reagire e contestare delle denunce di persone che si ritengono diffamate dai loro articoli.
Ed è saggio così, perché le querele e le denunce per diffamazione non possono essere raccontate come una vergogna solo perché colpiscono te: lo sono se sono palesemente infondate, lo sono se il rapporto di forze è sproporzionato, lo sono se le richieste sono esagerate. Lo sono, insomma, nel merito della querela e del contesto. Sarebbe bello che i giornali che reagiscono a quelle contro di loro, di querele, titolassero sul perché hanno ragione, informando chi legge, piuttosto che titolare sul loro essere presunte vittime di attacchi inaccettabili solo perché riguardano loro. La differenza non la fa essere un noto quotidiano o un piccolo blog: la fa se hai scritto cose diffamatorie, secondo la legge, o no.

Fine di questo prologo.

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