domenica 19 Marzo 2023

Charlie, le cose vere

A metà mandato della presidenza Trump i più seri giornali americani aprirono un dibattito su come comportarsi nei confronti delle dichiarazioni del presidente dal contenuto falso: da una parte le cose che dice un presidente degli Stati Uniti costituiscono una notizia ed è opportuno che le persone ne vengano informate, dall’altra l’effetto collaterale era la diffusione di notizie false e la creazione di errate convinzioni nella testa dei lettori. Qualcuno obiettò alle preoccupazioni spiegando che sarebbe bastato un buon lavoro giornalistico di confutazione delle falsità, ma non era così semplice, gli risposero: sia perché non è consuetudine riferire qualunque virgolettato applicandoci un circostanziato lavoro di fact checking, e sarebbe stato strano farlo solo per il presidente, sia perché comunque questo non si può fare nelle titolazioni, che spesso sono la sola cosa che le persone leggono.
Ciò nonostante, l’eccezionale quota di falsità diffuse da Trump e i rischi conseguenti convinsero le testate americane preoccupate a impegnarsi in questo senso, e a cercare di inserire notazioni anche molto sintetiche sulla falsità delle informazioni false.

È una lezione che andrebbe imparata anche da noi, e le occasioni per pensarci sono frequenti: la più recente è quella con cui il Corriere della Sera (e altre testate, con minore rilievo) ha sintetizzato e riferito in prima pagina il contenuto di un’ipotesi attribuita agli “apparati di sicurezza” sui numeri potenziali di immigrati in prossimo arrivo in Italia. Già l’articolazione dell’ipotesi era assai più sfuggente e fragile di come è poi stata trasformata in un titolo: ma se anche fosse stato vero che in qualunque documento autorevole fosse stata contenuta la frase virgolettata «Migranti, 685mila dalla Libia», sarebbe stato un buon servizio di informazione – invece è diventato un servizio di strumentalizzazione politica e allarme infondato – aggiungere poche brevi parole sul contesto e sull’implausibilità del dato come veniva citato.

Fine di questo prologo.

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