domenica 10 Dicembre 2023

Charlie, la pubblicità è una cosa

Questa newsletter si occupa spesso (anche oggi) del conflitto di interessi tra informazione e pubblicità nei prodotti giornalistici, perché è uno degli aspetti più vistosi e problematici della crisi di sostenibilità dei prodotti giornalistici stessi in questi anni. Ma è anche importante provare a definire che cos’è che chiamiamo pubblicità, e a spiegarlo a chi legge, o ascolta. Perché anche in questo caso ci sono molte zone grigie, molti “dipende”, e non una linea netta. Per esempio: la recensione di un libro, o di un film, non sono considerati pubblicità, pur essendo contenuti che (nella quasi totalità dei casi) promuovono prodotti commerciali. Il “product placement” in tv anche di una sola bottiglia d’acqua minerale è oggetto di trattative e a volte di critiche e scandalo da parte degli spettatori, ma è invece consueto mostrare la copertina di un libro durante un’intervista con l’autore. Si dice in questi casi che ci siano delle esenzioni per i “prodotti culturali”, ma la definizione è un po’ sfuggente: la compilation di Sanremo è un prodotto culturale? Un cinepanettone? Un documentario su Ilary Blasi? E non vengono da tempo descritte come cultura anche quella del cibo o quella della moda, di cui non è invece accettato che si mostrino e raccontino gratuitamente i prodotti?
E poi capita che i lettori dei giornali a volte contestino la citazione di brand, aziende, prodotti, all’interno degli articoli anche quando i brand, le aziende, i prodotti sono protagonisti di una notizia: l’enorme successo dei “Nutella biscuits” di qualche anno fa meritava di essere raccontato, così come i nuovi orari di lavoro in EssilorLuxottica e Lamborghini di queste settimane, o nuovi sistemi di spedizione di Amazon con i droni. Questa newsletter, che è un prodotto giornalistico, racconta le iniziative di prodotti commerciali quali sono i giornali.

Alla fine, il criterio principale di valutazione dell’autonomia di un prodotto giornalistico non è tanto in una fragile distinzione tra citare prodotti o non citarli, ma è nell’indipendenza delle scelte giornalistiche da eventuali ricavi economici e nella trasparente indicazione ai lettori quando questa indipendenza non c’è. Un giornale libero non è un giornale senza pubblicità o che non cita aziende o prodotti, ma un giornale i cui lettori siano informati con chiarezza su quali contenuti derivino da ragioni commerciali – dirette o indirette – e quali da scelte giornalistiche.

Fine di questo prologo.

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