domenica 23 Marzo 2025

Charlie, imitazione artificiale

Il quotidiano il Foglio ha avuto un’idea spiritosa, questa settimana, nel solco di una sua lunga storia di invenzioni che a volte ne fanno un giornale di satira più che di informazione. L’idea è stata presentata come “il primo giornale fatto interamente con l’intelligenza artificiale”: per un mese insieme alla normale edizione del giornale sarà allegato un supplemento di quattro pagine i cui testi sono stati scritti da un software di “intelligenza artificiale”, a partire da istruzioni e domande create ancora da una redazione di umani.

Il risultato è molto somigliante a una abituale copia del Foglio, a conferma delle capacità di imitazione delle intelligenze artificiali. E aiuta a ridimensionare un po’ gran parte del dibattito intorno alle capacità sovversive delle AI in questione negli usi giornalistici. A oggi, infatti, quasi tutto quello di cui si parla, quando si parla di AI e di giornali, è l’affidamento ai software suddetti della scrittura di testi simili a quelli che i giornali pubblicano abitualmente. Lo stesso esperimento del Foglio non è “un giornale fatto con l’intelligenza artificiale”, ma un giornale tradizionale fatto da una redazione che ha fatto scrivere gli articoli automaticamente da un software, con buoni risultati di fedeltà a un giornale tradizionale.

Il potere rivoluzionario delle AI e delle nuove tecnologie non può limitarsi a essere di fare in minor tempo le stesse cose che si facevano prima. Parlando di rivoluzioni, internet sì che ha cambiato il giornalismo, ne ha creato formati nuovi, progetti nuovi, linguaggi nuovi, ha persino trasformato il modo con cui le persone si relazionano con l’informazione. Le AI finora non hanno generato nessuna sovversione e innovazione di queste misure: saranno probabilmente in grado di farlo, e molte persone esperte ci stanno lavorando, sullo sfondo. È la parte interessante della storia, ma sulla scena, invece, stiamo tutti solo facendoci scrivere degli articoli (dei titoli, dei compiti scolastici, delle proposte…) al posto nostro: facciamo con meno sforzo le solite cose di sempre.

Fine di questo prologo.

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