domenica 14 Maggio 2023

Charlie, fare un’altra scelta

Il 12 settembre di ventidue anni fa il Wall Street Journal dedicò tutta la prima pagina – come i giornali di tutto il mondo – all’attentato al World Trade Center di New York: con una scelta che però non fecero i giornali di tutto il mondo, ovvero quella di non indicare nessun numero dei morti nella strage, perché quel numero era in quel momento “unclear”. Scelta di ammirevole rigore e cautela, vista da qui e abituati a leggere i più vari e approssimativi conteggi di morti immediatamente dopo ogni catastrofe o incidente o attentato, salvo correzioni successive (lo stesso numero enorme dei morti dell’11 settembre subì molti ridimensionamenti).

C’è una famosa scena della serie tv The Newsroom che immagina come sia accaduto che l’agenzia Associated Press abbia evitato di fare il precipitoso errore fatto da quasi tutte le testate americane dopo l’attentato contro la deputata Gabrielle Giffords, aspettando le conferme o smentite necessarie.

Tre anni fa al Post ci accorgemmo dell’apprezzamento che aveva ricevuto un messaggio pubblicato sui social network per spiegare come mai il Post non aveva dato ancora nessuna informazione sulle decisioni del governo sulle province coinvolte dal primo lockdown: piuttosto che dire cose confuse e a rischio di essere smentite (lo furono), meglio non dire niente, scrivemmo. E molti lettori apprezzarono, invece di lamentarsi della mancanza.

Il mese scorso un piccolo giornale dell’Oregon ha similmente spiegato ai suoi lettori che a proposito di una sparatoria con un morto preferiva aspettare notizie chiare prima di scriverne: “We want to provide the community with accurate information and we will take the time and care needed over rushing out information”. Questa settimana il suo direttore è tornato a raccontare più estesamente le ragioni di quella decisione:

” Instantly, I realized we had a big job ahead of us.
By then, Facebook and other social media channels were alive with chatter about the episode.

There was speculation. There were supposed accounts of what happened.
What wasn’t available was verified information.
We began getting readers questioning why we weren’t reporting on the murder.
There was a judgment to make.
The Enterprise could have reported the bare fact that had been confirmed – that an officer had been killed.
We didn’t have confirmation of when.
We had no information on the victim.
We had no information about happened.
Putting out a basic report would have stirred more questions and created more anxiety for the people of Nyssa.
Instead, I made another choice: We’d alert the community that we were aware of major news, that we were developing information, that we wouldn’t report anything that wasn’t verified or from authoritative sources, such as law enforcement”.

Non si tratta di “slow journalism”, un nobile tipo di informazione praticato da alcuni progetti giornalistici ma insufficiente a dare risposta alle attese delle persone sull’attualità: è giornalismo vero, che scrive le cose che sa e ammette quelle che non sa, piuttosto che sbagliare o inventare.

Fine di questo prologo.

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