domenica 12 Gennaio 2025

Charlie, cose non dette

Nella sua conferenza stampa “di fine anno” (che si è tenuta poi lo scorso giovedì) la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha mostrato una particolare sofferenza per le cose che legge sui quotidiani, premettendo a molte risposte date ai giornalisti un fastidio per quello che legge in giro rispetto a ciascun argomento, e che ritiene falso o inventato. Il fastidio è sembrato sincero e scorato, confermando l’intensità dei rapporti tra la politica romana e il giornalismo tradizionale: intensità per cui la persona a capo del governo – impegno che si immagina dia pensieri maggiori – ammette come sua principale afflizione la parte della giornata che dedica a leggere i giornali.
Questa newsletter forse beneficerebbe di una sua collaborazione.

Ma facendo comunque la tara a questa particolare sensibilità, vale la pena usarne un passaggio per ricordare una delle tante depravazioni della consuetudine giornalistica italiana: «mi capita sempre più frequentemente di trovare virgolettate sui giornali dichiarazioni che mi vengono attribuite di cose che non solo non ho mai detto ma non ho mai pensato». Pensieri a parte, quanto sia fondata questa contestazione non c’è bisogno di argomentarlo: ma per soprammercato lo ha dimostrato il silenzio del presidente dell’Ordine dei giornalisti che conduceva la conferenza stampa accanto a Meloni e che non ha azzardato nessuna difesa né nessuna smentita a nome della categoria che rappresenta (a cui Meloni aveva appena contestato addirittura di “riportare fatti che non sono avvenuti”).
Ecco, quel silenzio è quello che circonda la quotidiana falsificazione dei virgolettati nei giornali italiani, ovvero il giornalismo che trasmette “fatti alternativi” – come disse Kellyanne Conway, allora consigliera del presidente Trump – al posto della realtà.

Fine di questo prologo.

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