domenica 9 Novembre 2025
Lunedì una persona è stata ferita gravemente con un coltello in una piazza centrale e affollata di Milano. Lo spazio dato a questa storia dai giornali è un buono spunto per considerare i fattori che fanno considerare un fatto “una notizia”. Bisogna innanzitutto premettere che nessuna regola è mai universale ed esauriente: per un lavoro che si occupa di restituire la realtà e la sua complessità non si possono stabilire schemi; è un lavoro di eccezioni continue e di variabili decisive, di apparenti incoerenze, di pesi e misure diverse, per definizione. Detto questo, il grosso delle “notizie” è inseribile in due diverse tipologie di fatti: quelli che – eccezionali o normali – raccontano una storia più grande, fanno capire un fenomeno, una tendenza, una realtà; e quelli che non raccontano che se stessi, senza “significare” altro, ma la cui straordinarietà li rende una storia di per sé.
Il primo caso è quello che a volte smentisce il superficiale modo di dire del giornalismo per cui “cane morde uomo non è una notizia, uomo morde cane è una notizia”: molti fatti sono infatti una notizia proprio perché ripetuti, prevedibili, consueti, e in questa consuetudine c’è una descrizione di realtà più estese. Se poi a illustrare una realtà poco nota è un fatto inatteso e spiazzante, l’attenzione è ancora maggiore. Tra gli esempi degli scorsi giorni ci sono le indagini sulle attività e sulle chat delle sedicenti “femministe”: un’indagine singolare, con commenti e conversazioni impressionanti di per sé, che a loro volta sono dentro le questioni della “cancel culture”, della violenza sui social, persino delle derive di alcuni “femminismi”.
Ci sono poi singole storie che, invece, raccontano e mostrano soprattutto la loro eccezionalità. L’uccisione di una donna in cui un fattore decisivo è la cultura possessiva e violenta degli uomini ha per questo implicazioni diverse rispetto a molti omicidi per ragioni singolari e che non sono esemplari di niente, che pure ottengono attenzioni perché un omicidio è comunque un fatto eccezionale. Il furto del Louvre racconta ai francesi anche dei limiti di sicurezza al Louvre, ma per i lettori italiani non ha niente da spiegare sulla contemporaneità e sul mondo. Però è una storia.
Molti giornali cercano continuamente di configurare fatti di questo secondo genere in un contesto che li faccia diventare del primo: cercano di dire a chi legge “guardate che questa cosa è importante! Non è un fatto raro e singolare, deve mettervi in allarme, preoccuparvi, o stupirvi, perché mostra mondi e fenomeni che non conoscevate!”. Per molti giornali una parte del lavoro è creare attenzione, aumentarla, attirarla: individuare – a volte con ragioni, altre no – responsabilità, percorsi, problemi, evidenziati dalla singola storia.
L’aggressione a Milano è stata immediatamente incasellata nel “problema della sicurezza a Milano”, narrazione usata a scopo di propaganda da alcune parti politiche e a scopo di raccolta di attenzione da alcuni approcci giornalistici (non è importante qui il suo reale fondamento).
Quello che però è risultato quasi subito è che quella peculiare storia non racconta niente della sicurezza a Milano: può avvenire (e avviene, purtroppo) in qualunque altra città italiana che una persona con problemi di salute mentale sia violenta e pericolosa con estranei senza ragioni personali. Sarebbe stato corretto reindirizzare altrettanto allarme e spiegazioni verso i problemi di salute mentale e verso la loro cura, capire se l’eccezionalità del fatto possa essere ricondotta a comprendere meglio quegli ambiti. Qualcuno l’ha fatto, qualcuno molto poco, perché questo è un problema che purtroppo allarma meno, e non sembra riguardare tutti come la sicurezza pubblica: nel frattempo però era stato dato un contributo a una descrizione di realtà con cui quel fatto non ha niente a che fare.
Succede spesso, nella fretta di dare notizie e attrarre maggiori attenzioni, che ricostruzioni del loro percorso e contesto siano offerte a lettori e lettrici – interviste al sociologo, accuse contro determinate mancanze, analisi affrettate – prima di saperne abbastanza. Poi la notizia diventa un’altra cosa, ma quel racconto della realtà è stato assorbito.
Fine di questo prologo.
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