domenica 10 Luglio 2022

Charlie, ci occuperemo d’altro

Il maggiore editore italiano di news (sotto forma di giornali, siti, radio) ha annunciato con grande enfasi e investimento di promozione di essere entrato nel business degli “influencer”, come spieghiamo meglio qui sotto. Lo sviluppo non stupisce più di tanto: da quando è stata acquisita da una nuova proprietà l’azienda sta mostrando sia attenzioni molto maggiori verso le potenziali dinamiche commerciali, sia investimenti ed esperimenti in questo senso che sembrano più interessati al “contemporaneo” che ai risultati dei propri giornali. La questione che si pone è in che relazione entrino il “contemporaneo” e il “commerciale” con le priorità etiche tradizionali e tuttora valide dei progetti di informazione, la loro funzione per le democrazie eccetera: e trattandosi del maggiore editore italiano di news e non di un caso minore e laterale, è una questione che in prospettiva interessa tutti i progetti di informazione. Ha lucidamente notato Riccardo Luna sulla Stampa (che ha ospitato , e va a onore di entrambi, un commento meno entusiasta sul “fenomeno” da parte del responsabile dell’informazione sul digitale del gruppo, accanto alle molte promozioni dell’operazione di acquisizione): “L’operazione con la quale Gedi, uno dei principali editori italiani, ha comprato il 30 per cento di StarDust, segnala il trionfo degli influencer. O dei creator, come si chiamano adesso. Una nuova forma di economia per la quale chiunque in grado di fare un video di successo viene ingaggiato dalle aziende per valorizzare i propri prodotti. […] Va notato che i creator teoricamente c’erano già al tempo dei blog, ma erano un fenomeno di nicchia, elitario: devi saper scrivere piuttosto bene per fare un blog, e devi voler leggere per diventare un follower. Con i creatori attuali invece ti basta guardare un video dopo l’altro. È il trionfo del telegenico”.
Ed è lo stesso editore a raccontare altrove che gli influencer non sono considerati uno strumento e un investimento per la promozione del giornalismo del gruppo: “Non è prevista alcuna integrazione operativa: Stardust continuerà a operare in autonomia, seguendo il suo piano di crescita”. Tutto molto interessante per chi è curioso del cambiamento e dell’innovazione: ma per le priorità e la centralità del giornalismo si prospetta una specie di resa.

Fine di questo prologo.

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