Alzare la voce non serve

Eravamo qualche milione di persone, quando abbiamo fondato il Partito democratico, e sapevamo quello che stavamo facendo. Un partito di gente diversa, sul modello dei grandi partiti europei e delle grandi democrazie occidentali. Un partito in cui è necessario provare ad ascoltarsi. Ecco, ieri è stata una brutta giornata perché ci siamo dimenticati tutti di questo. Perché nessuno ha messo nemmeno per un secondo gli interessi collettivi davanti a quelli di parte, e abbiamo quindi perduto tutti.

Con questo non penso affatto che torti e ragioni fossero equamente divisi. Anzi: nella sostanza la ragione stava tutta da una parte. Perché da un lato c’era chi si batteva per diritti che sono scontati in tutto il mondo civile e che non si capisce perché in Italia debbano essere graziose concessioni, e dall’altro chi a quei diritti dice no senza apparente motivo. Da un lato chi chiede regole e trasparenza e dall’altro chi – con un errore politico molto grave – si è trincerato dietro il regolamento per impedire votazioni che, paradossalmente, avrebbe con tutta probabilità vinto.

Però, in tema di diritti, dobbiamo capire che con la caciara organizzata nessun diritto ha mai fatto un passo avanti. Io credo che le ragioni dell’uguaglianza delle persone omosessuali abbiano una loro forza intrinseca e che abbiano dalla loro parte l’irresistibilità della storia. Che al PD, alla politica, alla Chiesa piaccia o no, è solo questione di tempo. E infatti ieri Bersani ha detto la parola “omosessuali” molte più volte della parola “lavoratori”: un miracolo per una persona della sua cultura. Quando è stato eletto tre anni fa i gay non erano certo parte del suo vocabolario politico.

Basta? No, non basta. Sono sufficienti le unioni civili? No. Si deve giungere a un compromesso e smettere di combattere? Men che mai. Rassegnarsi e tacere? Nemmeno per idea.

Ma chiedo: umiliare il segretario per ciò che non ha detto invece di riconoscergli ciò che ha detto, fa progredire o arretrare le posizioni di gay e lesbiche in Italia? Chiedo dunque: a parte l’inchiostro sui giornali questa mattina, le foto e la pubblicità, qual è la vittoria politica che la gazzarra di ieri ci ha fatto ottenere? I dirigenti trasformati in ultras hanno rafforzato il proprio partito in vista delle prossime elezioni? Hanno aumentato o diminuito la propria capacità di governare e incidere nella società italiana? Hanno rafforzato le ragioni dei diritti civili nel PD e nel Paese? Hanno aperto un canale di ascolto nei confronti delle persone che la pensano diversamente da noi o abbiamo soltanto reso più aspro il muro contro muro tra favorevoli e contrari?

Non mi stanco di ripeterlo: la politica è persuasione. È la forza dei propri argomenti, se se ne hanno. Le nostre ragioni hanno la potenza di abbattere i muri. Il casino può essere funzionale ad altri scopi, non al raggiungimento dell’uguaglianza. L’esasperazione è un lusso che possono permettersi i singoli cittadini, non chi ha la responsabilità di rappresentarli. L’ho scritto ieri: nessuno ha mai visto Nelson Mandela dare in escandescenza. Non ha mai alzato la voce, ma ha portato a casa il risultato.

Ivan Scalfarotto

Deputato di Italia Viva e sottosegretario agli Esteri. È stato sottosegretario alle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e successivamente al commercio internazionale. Ha fondato Parks, associazione tra imprese per il Diversity Management.