Il disco perfetto, in un certo senso

Certi giorni gli uffici stampa delle case discografiche sono disperati: si trovano tra le mani un nuovo disco da promuovere che non solo è brutto – e questo non ha mai impensierito nessun ufficio stampa – ma non ha un’attrattiva vendibile che sia una. Cosa mettere nel comunicato? Il disco non ha niente. Basterebbe poco. Sarebbe bello che fosse il nuovo disco di un maturo leader di una band di culto negli anni Ottanta. Oppure che dentro ci fosse anche un popolare deejay produttore degli anni Novanta di recente un po’ sparito. O un musical? Un concept album? Magari dedicato a un personaggio della politica internazionale degli ultimi decenni? E ambientato in Asia? E magari è un album di discomusic. E dentro ci canta un sacco di gente, da Cindy Lauper a Tori Amos a Martha Wainwright a Sharon Jones. Fantastico, pensa l’ufficio stampa: un concept disc tutto di discomusic dedicato alla vita di Imelda Marcos, moglie del dittatore filippino Ferdinando Marcos, poi leader politico anche lei, gran collezionista di scarpe e appassionata di discoteche, con un drammatico e letterario rapporto con la sua vecchia tata Estrella. Nel disco cantano tutte queste celebrities, e – l’ufficio stampa non ci può credere – è persino un bel disco. Divertente, bello. L’hanno fatto David Byrne e Fatboy Slim, assieme, davvero. È un bel giorno per un ufficio stampa.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).