Il giornalista palestinese Sami al Ajrami ha lasciato la Striscia di Gaza

Era rimasto l'unico a scrivere sulla stampa italiana cronache da lì: ha raccontato su Repubblica di aver deciso di andare via per timore di essere ucciso, ora si trova in Egitto

(Sami al Ajrami/Repubblica)
(Sami al Ajrami/Repubblica)

Sami al Ajrami, giornalista palestinese nato a Gaza che in questi mesi di guerra ha raccontato quotidianamente su Repubblica la situazione nella Striscia, ha detto di aver lasciato il territorio e di essere andato in Egitto. Ajrami, che da anni lavora e scrive dalla Striscia di Gaza per l’agenzia di stampa ANSA e collabora con vari media internazionali, era rimasto l’unico giornalista a scrivere sulla stampa italiana cronache da lì.

In un articolo pubblicato giovedì su Repubblica ha raccontato di aver deciso di andare via per timore di essere ucciso nei bombardamenti israeliani: «Ho buoni motivi per pensare che come giornalista stavo diventando un target. È successo a molti altri, diventi improvvisamente scomodo e non sai nemmeno esattamente perché. Troppi miei colleghi sono morti. Tanti altri sono fuggiti o stanno fuggendo proprio ora». Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), associazione internazionale nata con lo scopo di difendere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti, ad oggi nella Striscia i bombardamenti israeliani hanno ucciso 97 giornalisti.

Ajrami ha raccontato di essersi reso conto di essere in pericolo di vita tre settimane fa, e di aver organizzato in segreto il viaggio verso l’Egitto dopo molte esitazioni. Pochi giorni fa aveva raccontato di essere riuscito a far andare via dalla Striscia le sue figlie, che ora si sono rifugiate nei Paesi Bassi, e che pensava che «saperle al sicuro mi avrebbe aiutato a fare meglio il mio lavoro». Con il passare dei giorni però, ha raccontato, i rischi per lui sono aumentati.

Ajrami ha spiegato che a preoccuparlo è stata soprattutto l’imminente invasione di Rafah, nel sud della Striscia, l’unica città che ancora non è stata invasa dall’esercito israeliano. Nei giorni scorsi il governo israeliano aveva approvato un piano che prevede l’evacuazione della zona di Rafah e il successivo attacco, ma per il momento non si sa quando ci sarà l’invasione. Ajrami ne ha parlato così:

E poi, ammesso che si sopravviva, con l’invasione via terra, chi resta dentro sarà definitivamente in trappola. Lontano dal confine di Rafah, non c’è più nessuna possibilità di uscire. C’è il rischio di restare bloccati per mesi. Forse per anni. Forse per sempre. Proprio non me la sento di rischiare di non rivedere le mie figlie per chissà quanto tempo. E poi sono esausto. Sei mesi di guerra, sempre sul campo a raccontare atrocità e sofferenza, mi hanno spezzato.