Alle presidenziali in Perù andranno al ballottaggio un attivista di estrema sinistra e una populista di destra

Pedro Castillo, il candidato che al primo turno delle elezioni presidenziali in Perù ha ottenuto il maggior numero di voti (POOL via AP)
Pedro Castillo, il candidato che al primo turno delle elezioni presidenziali in Perù ha ottenuto il maggior numero di voti (POOL via AP)

I due candidati che andranno al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Perù saranno Pedro Castillo, un attivista di estrema sinistra, e Keiko Fujimori, populista di destra e figlia dell’ex presidente autoritario Alberto Fujimori. Al primo turno delle elezioni, tenuto domenica 11 aprile, i due hanno ottenuto rispettivamente il 19 e il 13 per cento dei voti. I candidati in tutto erano 18, nessuno dei quali chiaramente favorito.

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Castillo ha 51 anni ed è un ex insegnante, è a capo del partito Perù Libero, di ispirazione marxista e con l’ex presidente cubano Fidel Castro tra i suoi principali modelli. Ha promesso di nazionalizzare le attività di estrazione mineraria, e i settori del gas e del petrolio, e di aumentare le tasse per gli investitori stranieri. Ha impostato la sua campagna elettorale sostenendo che queste elezioni fossero una lotta di classe tra ricchi e poveri, dicendo che avrebbe eliminato le disuguaglianze. Una sua possibile elezione è temuta soprattutto dalla classe imprenditoriale del paese, visto che tra i suoi obiettivi c’è quello di espandere il controllo statale sull’industria e diminuire il potere economico delle imprese.

Fujimori, leader del partito populista di destra Forza Popolare, è nota soprattutto per essere la figlia di Alberto Fujimori, presidente del Perù che governò il paese in maniera autoritaria dal 1990 al 2000. Keiko Fujimori si era già candidata a presidente due volte, nel 2011 e nel 2016, perdendo entrambe le volte. Era in carcere fino allo scorso maggio con l’accusa di riciclaggio di denaro. Ha detto che se verrà eletta libererà il padre, che è in carcere con una condanna a 25 anni per corruzione e sistematiche violazioni dei diritti umani durante la sua presidenza.

Il vincitore del ballottaggio dovrà fare i conti con un parlamento molto frammentato, in un paese che ha avuto 5 presidenti negli ultimi 5 anni.