Andrea Varriale, il collega del carabiniere ucciso a Roma a fine luglio, è indagato dalla procura militare per “violata consegna”

Andrea Varriale, il collega del carabiniere Mario Cerciello Rega ucciso a Roma il 26 luglio scorso, è indagato dalla procura militare per “violata consegna”, per non aver avuto con sé l’arma di servizio durante il turno di pattuglia di quella sera. Varriale, che era rimasto ferito durante l’aggressione in cui Cerciello Rega fu pugnalato e ucciso da due turisti statunitensi, aveva sempre raccontato che quella sera aveva con sé la sua arma di ordinanza, oltre le manette e il tesserino identificativo. Le indagini sulla morte di Cerciello Rega hanno stabilito però che Varriale, così come Cerciello Rega, era disarmato: nei giorni seguenti l’omicidio, ha scritto Repubblica, Varriale aveva mentito dicendo ai suoi superiori di aver avuto con sé la pistola d’ordinanza per timore di una punizione. La procura militare ha giurisdizione sui reati commessi dai membri delle forze armate. Secondo Repubblica ha contestato a Varriale la violazione dell’articolo 120 del codice penale militare di pace: “violata consegna da parte di militare di guardia o di servizio”. Non è ancora chiaro nemmeno se i due carabinieri si fossero effettivamente identificati come tali: Varriale dice di sì, i due statunitensi arrestati dicono di no.