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  • Giovedì 31 gennaio 2019

A 9 mesi dalle elezioni, il Libano ha un governo

È di nuovo guidato dal primo ministro Saad Hariri, e include le forze alleate a Hezbollah, che avevano ottenuto più seggi di tutti

Saad Hariri, di nuovo primo ministro, commenta la formazione del governo con la stampa, nel palazzo presidenziale di Baabda, Libano, 31 gennaio 2019
(AP Photo/Hussein Malla)
Saad Hariri, di nuovo primo ministro, commenta la formazione del governo con la stampa, nel palazzo presidenziale di Baabda, Libano, 31 gennaio 2019 (AP Photo/Hussein Malla)

Il Libano ha formato un governo di unità nazionale a quasi nove mesi dalle elezioni legislative, che si erano tenute a maggio 2018 e avevano visto la vittoria, con 45 seggi su 128, delle forze alleate a Hezbollah, gruppo radicale sciita alleato dell’Iran e del regime siriano di Bashar al Assad. Il partito del primo ministro uscente, il sunnita Saad Hariri, si era fermato a 20 seggi, perdendone un terzo rispetto alle elezioni precedenti. Hariri è stato comunque scelto come primo ministro; il suo governo è sostenuto dall’Occidente e include le forze alleate a Hezbollah (come era già successo negli ultimi anni), che hanno scelto il ministro della Sanità. Nel governo ci sono quattro ministre, tra cui quella degli Interni e dell’Energia. Nella capitale Beirut l’accordo è stato accolto con festeggiamenti in strada e fuochi d’artificio.

In Libano la formazione di un governo è un’operazione generalmente lunga e complicata, non solo a causa dell’esito delle elezioni ma per il sistema politico, che cerca di mantenere un difficoltoso equilibrio tra le principali religioni ed etnie del paese. Si poggia infatti su due accordi: uno prevede che i seggi del Parlamento siano equamente divisi tra musulmani (circa il 45 per cento della popolazione) e cristiani (il 55 per cento), l’altro che il presidente debba essere sempre un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita e il presidente del Parlamento un musulmano sciita. Per questo Hariri, che è sunnita, ha ottenuto nuovamente la carica di primo ministro.

Hariri dovrà affrontare una situazione economica e finanziaria complicata e limitare in particolare il debito pubblico, uno dei alti al mondo. Ha promesso che taglierà la spesa pubblica per ottenere prestiti e investimenti necessari per le infrastrutture e che farà ripartire l’economia, frenata dall’instabilità politica del paese e della regione.

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