Che cos’è – o sarebbe – il “Piano Kalergi”

Storia della teoria del complotto cara all'estrema destra – Salvini compreso – secondo cui dietro l'immigrazione ci sarebbe un complotto organizzato dalle élite europee

Nei circoli dell’estrema destra europea e italiana circola da qualche tempo una spiegazione complottista della crisi dei migranti. Secondo questa tesi, completamente infondata, l’arrivo di centinaia di migliaia di persone in Europa sarebbe parte di un piano segreto architettato dalle élite politiche ed economiche del continente per importare milioni di potenziali lavoratori a basso costo, mischiarli con le “razze europee” e creare così un meticciato debole e facilmente manipolabile. A ideare questo piano sarebbe stato un eccentrico filosofo aristocratico austro-giapponese del primo Novecento: Richard Nikolaus Eijiro. Più di dieci anni fa uno scrittore complottista e negazionista ne usò il titolo nobiliare (conte di Coudenhove-Kalergi) per battezzare il complotto che prevederebbe la sostituzione etnica dei bianchi europei. Nacque così il “Piano Kalergi”.

Come ha raccontato un lungo e documentato articolo di Vice, sono diversi anni che il Piano Kalergi è uscito dagli ambienti ristretti dei cospirazionisti per entrare a pieno titolo nel dibattito pubblico italiano. Di recente anche il candidato alla presidenza della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ha fatto riferimento a qualcosa che somiglia al Piano Kalergi. Nel corso di un’intervista a Radio Padania, ha parlato del rischio di sostituzione etnica da parte dei migranti che corre la “razza bianca” (Fontana si è poi scusato per l’utilizzo del termine). Fontana, in realtà, ha ripetuto quella che è oramai la linea non ufficiale del suo partito sull’immigrazione: non è un fenomeno economico e sociale di portata secolare, ma un preciso piano organizzato dall’alto.

A sostenere questa tesi è lo stesso segretario della Lega, Matteo Salvini, che da almeno tre anni ripete che quello in corso in Italia ed Europa non ha nulla di spontaneo. La prima volta in cui Salvini suggerì qualcosa del genere fu nel febbraio del 2015, quando disse che ci trovavamo di fronte a «un’operazione di sostituzione etnica coordinata dall’Europa». Non è chiaro se Salvini abbia preso ispirazione da un libro pubblicato da una piccola casa editrice proprio all’inizio del 2015 – “La verità sul Piano Kalergi. Europa, inganno, immigrazione” di Matteo Simonetti – che è il primo libro in italiano dedicato al tema. Da allora il segretario della Lega ha ripetuto il concetto più volte: l’immigrazione sarebbe voluta e organizzata da una misteriosa “élite europea” con lo scopo di eliminare la popolazione autoctona del continente. In alcune circostanze, Salvini ha utilizzato anche l’espressione “genocidio”.

Google Trends mostra che fu proprio nel periodo a cavallo tra 2015 e 2016 che l’interesse per il Piano Kalergi cominciò a diffondersi. Nell’estate del 2016 la storia divenne definitivamente mainstream quando la trasmissione di La7 “La Gabbia” gli dedicò alcuni servizi. Nel corso degli anni, la tesi è stata raccontata di nuovo da tutti i principali cospirazionisti italiani, come il più famoso tra loro, l’ex responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle Claudio Messora.

Ironicamente, se non fosse per i cospirazionisti Kalergi sarebbe stato oramai dimenticato dal grande pubblico. Kalergi, che nacque a Tokyo nel 1894, non è infatti uno dei padri politici dell’Europa unita, come Altiero Spinelli o Konrad Adenauer. Appartiene piuttosto alla famiglia degli idealisti utopici che, nel periodo tra le due guerre mondiali, si opposero all’avanzata del fascismo e del nazionalismo con la loro difesa dell’integrazione e della pacificazione tra i popoli. Nel 1923, mentre l’Europa era in subbuglio e in Italia Mussolini aveva già preso il potere, Kalergi divenne famoso pubblicando il suo “Manifesto Pan-Europeo” in cui proponeva la creazione degli Stati Uniti d’Europa, un superstato dove le differenze tra i singoli popoli europei sarebbero state messe da parte in nome della reciproca collaborazione. Kalergi ottenne fondi con cui creare un giornale, raccolse alcune adesioni di personaggi importanti, ma non riuscì mai a creare un movimento popolare. A raccogliere voti e a guidare il dibattito dell’epoca erano i partiti nazionalisti di estrema destra e quelli socialisti e comunisti dell’estrema sinistra. Gli aderenti al “Manifesto Pan-Europeo” rimasero sempre un piccolo gruppo di utopisti e intellettuali, molto noti nell’alta società, ma praticamente ininfluenti sul piano concreto.

Per le sue idee Kalergi era osteggiato dai nazisti e Hitler gli dedicò alcune righe sprezzanti nel suo “Secondo libro” (mai pubblicato), definendolo «quel bastardo di Coudenhove-Kalergi». Negli anni Trenta, Kalergi divenne uno dei bersagli favoriti della loro propaganda. Fu accusato di essere ebreo, di essere un massone (in realtà aveva lasciato la loggia di Vienna nel 1926) e di voler “annacquare” la purezza delle razze europee, indebolendole così di fronte ai loro nemici: l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Quando i nazisti occuparono l’Austria, nel 1938, Kalergi fu costretto a fuggire in Francia e dovette fuggire nuovamente due anni dopo, nel 1940, durante l’invasione nazista. Secondo alcuni, la sua fuga rocambolesca attraverso Svizzera e Portogallo per arrivare negli Stati Uniti ha fornito l’ispirazione del personaggio di Victor Laszlo che nel film Casablanca è il leader politico idealista che i nazisti vogliono arrestare.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con l’inizio del processo di integrazione europea, Kalergi fu celebrato come uno dei grandi padri ideali dell’Europa e ricevette il primo premio “Carlo Magno”, da allora assegnato ogni anno dalla città di Aachen a coloro che contribuiscono alla creazione di un’Europa unita. Senza una carriera politica o amministrativa alle sue spalle, Kalergi fu però lasciato sostanzialmente fuori dai processi politici e decisionali che portarono alla creazione di quella che oggi si chiama Unione Europea. Nel 1955, per esempio, suggerì di adottare l’Inno alla gioia di Beethoven come inno ufficiale europeo, ma la sua idea fu accolta solo 16 anni dopo, poco prima della sua morte nel 1972. Oggi non ci sono palazzi dell’Unione a suo nome (come invece ci sono per Schumann, Spinelli e Adenauer), i suoi libri e il suo manifesto sono stati in gran parte dimenticati e, a parte la recente fama, il suo nome è ricordato soprattutto dagli storici dell’integrazione europea.

Le ragioni per cui Kalergi è tornato a essere uno spauracchio dell’estrema destra sono abbastanza evidenti rileggendo cosa scriveva Hitler di lui più di 80 anni fa. Kalergi sosteneva la necessità di stemperare le differenze tra i popoli in nome di una comunità collettiva, più ampia del singolo stato, una ricetta che non può che essere accolta con fastidio dai nazionalisti degli anni Trenta come da quelli degli anni Duemila. Kalergi, inoltre, è stato un massone e ha ricevuto finanziamenti dalla famiglia Rothschild, due dei nemici scelti con più frequenza dai teorici del complotto. Ma il motivo per cui, tra tutte le colpe, gli è stata attribuita proprio quella specifica della “sostituzione etnica” degli europei con i migranti è probabilmente dovuto al caso.

Kalergi non ha mai fatto sostanzialmente alcun cenno alle migrazioni extra-europee che alla sua epoca, sostanzialmente, non esistevano: erano semmai gli europei a migrare all’interno del continente o verso gli Stati Uniti. L’aggiunta dell’immigrazione alle idee di Kalergi si deve a Gerd Honsik, il neonazista e negazionista austriaco che con il suo libro del 2005 ha sostanzialmente inventato il “Piano Kalergi”. Honsik mise insieme diversi libri di Kalergi e ci aggiunse del suo. Da un testo prese l’idea di Kalergi secondo cui l’uomo di città, cosmopolita e meticcio, sarebbe superiore per spirito ma inferiore per volontà all’uomo di campagna. Da questo trasse la conclusione che l’uomo di città fosse debole e facile da governare.

Kalergi, sostenne quindi Honsik, voleva che gli uomini di città si diffondessero per rendere la popolazione più facile da governare. Ma come era possibile creare questi uomini meticci di città? Per Kalergi era necessario aumentare gli scambi, le comunicazioni e gli spostamenti all’interno dell’Europa. Honsik, invece, che scrisse il suo libro quando in Austria si parlava molto della potenziale immigrazione dai paesi balcanici, scrisse che Kalergi e i suoi alleati avevano in mente un altro mezzo: l’immigrazione di massa. Così le idee utopiche e probabilmente ingenue di un eccentrico aristocratico del Novecento si sono fatte strada nel dibattito interno all’estrema destra europea per anni. Da lì sono arrivate in Italia e, negli ultimi giorni, sono riuscite a sfiorare persino la campagna elettorale per la regione Lombardia.