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  • Mercoledì 8 novembre 2017

È stata una gran notte per i Democratici

Hanno vinto in Virginia, in New Jersey, in Maine e in sostanza ovunque si votasse

I sostenitori di Ralph Northam in Virginia. (AP Photo/Cliff Owen)
I sostenitori di Ralph Northam in Virginia. (AP Photo/Cliff Owen)

Il Partito Democratico statunitense ha ottenuto stanotte le più importanti vittorie alle elezioni locali da quando, esattamente un anno fa, il Repubblicano Donald Trump fu eletto a sorpresa alla presidenza degli Stati Uniti. I candidati del Partito Democratico hanno vinto dove ci si aspettava che vincessero – per esempio in New Jersey e a New York – e anche dove la situazione era molto più equilibrata, come in Virginia; hanno vinto in Maine e hanno ottenuto soddisfazioni anche in Georgia, e ovunque in un modo che inevitabilmente creerà delle preoccupazioni tra i parlamentari del Partito Repubblicano, a un anno dalle elezioni di metà mandato con cui nel 2018 si rinnoveranno tutti i seggi della Camera e un terzo dei seggi del Senato.

Virginia
L’elezione del nuovo governatore della Virginia era la più importante e interessante, e non solo perché la Virginia è uno stato influente, popoloso e in bilico alle elezioni presidenziali: il governatore uscente – Terry McAuliffe, molto legato ai Clinton – non si ricandidava e si sfidavano il suo vice – un affidabile uomo di partito, Ralph Northam, che aveva sconfitto alle primarie dei Democratici il più giovane e carismatico Tom Perriello – ed Ed Gillespie, candidato dei Repubblicani con esperienza nell’amministrazione Bush ma diventato sempre più estremista e trumpista con il passare dei giorni in campagna elettorale.

Negli ultimi giorni Northam e Gillespie erano dati molto vicini nei sondaggi, separati da appena un paio di punti, ma le elezioni le ha vinte nettamente Northam con il 53,7 per cento contro il 45,1 di Gillespie. Il candidato Repubblicano ha vinto nelle contee più rurali ma è stato completamente schiacciato nelle città, dove ha perso anche di 30 o 40 punti percentuali. La Virginia – che ha già due senatori Democratici su due, Tim Kaine e Mark Warner – avrà un governatore Democratico per altri quattro anni. Dalla Corea del Sud, dove si trova in visita ufficiale, Trump si è subito allontanato da Gillespie, dicendo che «non ha mai davvero abbracciato me e i miei valori». In Virginia i Democratici sono andati bene anche nelle elezioni del Congresso locale, battendo i Repubblicani con i candidati più diversi: hanno eletto esperte persone dell’establishment ma anche giovani attivisti, un politico che si definisce “socialista” e anche la 33enne Danica Roem, che sarà la prima deputata statale transgender della Virginia e che ha sconfitto un 73enne Repubblicano considerato “forse il più omofobo politico statunitense”.

New Jersey
Era un risultato molto più atteso di quello della Virginia, ma comunque importante: i Repubblicani hanno perso il governatore del New Jersey. Philip D. Murphy, un ex banchiere di Wall Street senza esperienza politica, ha avuto il 56 per cento dei voti ed è stato eletto per i Democratici battendo Kim Guadagno, vice governatrice dei Repubblicani. La campagna elettorale è stata condizionata dalla grandissima impopolarità del governatore uscente, il Repubblicano Chris Christie, che per anni era stato considerato un astro nascente del partito, ma è stata istruttiva per almeno un paio di ragioni: Murphy, nonostante il suo curriculum, è riuscito a convincere gli elettori di sinistra con un programma coraggioso (salario minimo a 15 dollari l’ora, legalizzazione della marijuana, per esempio) e promettendo di difendere lo stato dal presidente Trump.

New York
Il sindaco Bill de Blasio, del Partito Democratico, è stato rieletto col 66 per cento dei voti contro il 27 della sua principale avversaria, la deputata locale Nicole Malliotakis, del Partito Repubblicano. Come scrive il New York Times, per de Blasio «ora arriva il difficile»: in questi quattro anni è riuscito a mantenere alcune delle sue promesse più importanti e ottenere il consenso soprattutto delle minoranze etniche – che a New York sono la maggioranza – ma non è riuscito a far funzionare il suo rapporto con il governatore Andrew Cuomo e in generale è sembrato fragile e distratto dalle indagini sui suoi finanziamenti elettorali.

Maine
Gli elettori del Maine in un referendum hanno approvato l’estensione del Medicaid, il programma governativo di copertura sanitaria destinato alle persone più povere. L’estensione del Medicaid era uno dei punti più importanti della riforma sanitaria di Obama, ma una sentenza della Corte Suprema anni fa la rese soltanto opzionale per i singoli stati: il Congresso del Maine l’aveva votata più volte ma tutte le volte il governatore del Maine, il Repubblicano Paul LePage, l’aveva respinta col veto. «La verità è che stiamo regalando la sanità a gente perfettamente sana», aveva detto LePage. «Va bene aiutare le persone a curarsi, ma non dovrebbe essere gratis. Gratis significa che per qualcuno è molto cara». I favorevoli all’estensione hanno vinto il referendum, altre 89.000 persone quindi in Maine saranno coperte dal programma sanitario governativo e gratuito.

Altre elezioni locali
Il sindaco di Detroit, il Democratico Mike Duggan che ha portato la città fuori dalla bancarotta, ha ottenuto facilmente la rielezione battendo Coleman Young II, Democratico anche lui e figlio del primo sindaco nero della città. Sempre in Michigan la sindaca di Flint – la città dall’acqua avvelenata – ha vinto un’elezione anticipata a cui era stata costretta da una raccolta di firme.

Charlotte, in North Carolina, ha eletto per la prima volta sindaco una donna afroamericana, Vi Lyles del Partito Democratico. Martin J. Walsh del Partito Democratico è stato rieletto sindaco di Boston.

In Georgia i Democratici hanno vinto due seggi alla Camera locale, e la cosa notevole è che appartenevano a due collegi così solidamente Repubblicani che negli scorsi anni i Democratici non trovavano nemmeno qualcuno da candidare, e i Repubblicani vincevano senza avversari.

Proprio la storia della Georgia è istruttiva sull’esito di queste elezioni, oltre naturalmente a quelle più importanti di cui sopra: in questo momento tra gli elettori del Partito Democratico ci sono un entusiasmo e un desiderio di partecipazione molto superiore a quelli del Partito Repubblicano, che rende loro generalmente più facile trovare candidati, raccogliere fondi e mobilitare gli elettori. A un anno dalle elezioni di metà mandato, in cui si rinnovano tutti i seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato, e mentre la popolarità di Trump è ai minimi storici per un presidente a un anno dall’elezione, il voto di stanotte preoccuperà molto i deputati e senatori Repubblicani uscenti.