Alcuni video di donne che vengono decapitate sono stati trovati in un hard disk dell’inventore danese accusato di avere ucciso la giornalista Kim Wall

(Mogens Flindt/Ritzau Foto via AP)
(Mogens Flindt/Ritzau Foto via AP)

Alcuni video di donne che vengono decapitate sono stati trovati in un hard disk che si suppone appartenga a Peter Madsen, l’inventore danese accusato di avere ucciso lo scorso 10 agosto la giornalista svedese Kim Wall mentre era a bordo del suo sottomarino, per un giro turistico nel porto di Copenhagen. Della morte di Wall si era parlato molto sui giornali internazionali, perché era stata da subito misteriosa e strana: Wall, che aveva 30 anni e aveva lavorato per il New York Timesil Guardian e Vice, era scomparsa dopo che per scrivere un articolo era salita a bordo del sottomarino privato di Madsen, un bizzarro imprenditore conosciuto con il soprannome “Rocket Madsen”. Il sottomarino di Madsen era stato affondato intenzionalmente quella stessa notte. Il corpo mutilato di Wall era stato poi ritrovato in mare giorni dopo. Madsen è stato fin da subito l’unico sospettato.

Madsen ha negato che l’hard disk sia suo, dicendo che chiunque avrebbe potuto usarlo nel laboratorio in cui lavorava. Il corpo di Wall era stato trovato undici giorni dopo la sua sparizione, senza testa e arti e con i polmoni perforati. L’autopsia aveva poi rivelato segni di accoltellamento sui genitali e sulla pancia di Wall, causati subito prima o subito dopo la morte. Madsen aveva prima negato un suo coinvolgimento nella scomparsa di Wall, ma alla fine aveva ammesso di averne causato involontariamente la morte rilasciando uno sportello per errore. I video trovati nell’hard disk sono di donne torturate e decapitate e bruciate, e secondo il procuratore Jakob Buch-Jepsen sono autentici.