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  • Giovedì 27 luglio 2017

C’è una certa agitazione politica in Giappone

La leader del principale partito di opposizione ha annunciato le dimissioni e si è dimessa anche la ministra della Difesa

Renho (BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)
Renho (BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)

Aggiornamento – La ministra della Difesa Tomomi Inada si è dimessa, dopo essere stata accusata di aver nascosto la gravità della situazione in Sud Sudan, un paese dove stavano per essere inviati alcuni militari giapponesi per un’operazione di peacekeeping.

La leader del principale partito di opposizione in Giappone, Renho Murata, che però si fa chiamare solo Renho, si è dimessa a causa degli scarsi consensi del suo partito nonostante la serie di scandali che ha colpito il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Renho, che era diventata la prima leader donna del Partito Democratico e che per alcuni anni era vista come una possibile futura prima ministra, non è riuscita a ricompattare le divisioni nel suo partito, che dal 2012 ha perso consensi significativi sia alle elezioni parlamentari sia a quelle locali. Le dimissioni di Renho non sono comunque l’unica notizia politica del giorno dal Giappone: alcuni media locali hanno scritto che venerdì si dimetterà dal suo incarico la ministra della Difesa, Tomomi Inada, a causa di uno scandalo legato ad alcune informazioni su una missione di pace dell’ONU in Sud Sudan a cui stanno partecipando anche soldati giapponesi.

Renho era diventata leader del Partito Democratico dieci mesi fa. Oggi ha detto: «Ho preso questa decisione per ricostruire il nostro partito… una scelta necessaria in un sistema bipartitico e fatta per il bene del popolo del Giappone», ma ha aggiunto che continuerà a fare la parlamentare. Dietro alla decisione di Renho c’è la crisi del Partito Democratico, fondato negli anni Novanta e oggi principale avversario del Partito Liberaldemocratico, a cui appartiene anche il primo ministro Shinzo Abe. Negli ultimi anni il governo Abe ha dovuto affrontare diversi scandali: uno degli ultimi ha coinvolto anche la moglie, Akie Abe, che è stata accusata di avere consegnato nel 2015 un milione di yen in contanti (più di 7mila euro) a un istituto scolastico ultra-nazionalista, cosa che il governo nega. Nonostante le difficoltà per Abe, il Partito Democratico non è riuscito ad aumentare i suoi consensi, a causa soprattutto delle sue forti divisioni interne.

L’ennesimo scandalo che coinvolge il governo invece è di questi giorni. I media giapponesi dicono che Inada, ministra della Difesa, avrebbe cercato di nascondere alcuni sviluppi e informazioni sulle attività dei peacekeeper giapponesi nella missione ONU in Sud Sudan. Il Japan Times scrive che, stando alle informazioni disponibili, Inada avrebbe nascosto il fatto che la situazione in Sud Sudan fosse molto tesa, informazione che se fosse stata rivelata in tempo avrebbe potuto condizionare la decisione del governo di continuare a partecipare alla missione ONU. Inada ha poi condotto un’indagine interna per individuare le responsabilità, i cui risultati verranno annunciati domani; intanto a fine maggio il Giappone aveva ritirato le proprie truppe, dicendo però che la decisione non era stata presa per ragioni di sicurezza ma perché erano già stati raggiunti dei risultati notevoli. Inada, che è conosciuta per il suo nazionalismo e per la sua vicinanza alla tradizione più militarista del Giappone, ha negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, ma alcuni osservatori si aspettano che Abe annunci un rimpasto di governo e che lei venga sostituita.