È morto Chester Bennington, cantante dei Linkin Park

Secondo diverse fonti si è ucciso: aveva 41 anni, ed era diventato famoso con la sua band negli anni Duemila

Chester Bennington dei Linkin Park, nel 2017 (Isaac Brekken/Getty Images for CBS Radio Inc. )
Chester Bennington dei Linkin Park, nel 2017 (Isaac Brekken/Getty Images for CBS Radio Inc. )

Chester Bennington, il cantante del gruppo rock dei Linkin Park, si è suicidato: la notizia è stata data per prima dal sito TMZ, solitamente molto affidabile per quanto riguarda lo show business americano. La morte di Bennington è stata poi confermata da un coroner della contea di Los Angeles, che ha confermato che la polizia la sta trattando come un «apparente suicidio». Bennington aveva 41 anni. Il suo corpo è stato ritrovato questa mattina intorno alle 9 (ora locale) in una casa di Palos Verdes Estates, a sud di Los Angeles. Bennington aveva raggiunto il successo con i Linkin Park all’inizio degli anni Duemila, soprattutto con i dischi Hybrid Theory (2000), Meteora (2003) Minutes to Midnigt (2007), suonando una versione più accessibile e trasversale di nu metal, genere musicale che mischia il metal con il rap e il grunge: il loro ultimo disco, nel quale canta Bennington, si chiama One More Light ed è uscito a maggio.

Bennington era nato il 20 marzo 1976 a Phoenix, in Arizona, e aveva avuto un’adolescenza complicata, in cui era stato dipendente dalle droghe. Negli anni aveva anche raccontato di avere subito molestie sessuali fin dai sette anni da parte di un ragazzo più grande, continuate fino a quando ne aveva 13. Cominciò a cantare all’inizio degli anni Novanta con i Sean Dowdell and His Friends?, e poi con i Grey Daze, due band locali con cui registrò alcuni EP. Nel 1999 ottenne un provino per diventare il cantante degli Hybrid Theory, una band che si era formata pochi anni prima a Los Angeles: fu scelto e nel 2000 registrò il primo disco del gruppo, che nel frattempo aveva cambiato il nome in Linkin Park. Il disco, Hybrid Theory, ebbe un grandissimo successo, vendendo quasi 5 milioni di copie in un anno: i singoli “One Step Closer”, “Crawling”, “Papercut” e “In the End” diventarono subito molto famosi, e i loro video diventarono molto popolari su MTV. Fin dal primo disco, Bennington fece la voce principale, mentre Mike Shinoda, un altro membro della band, faceva le parti rappate.

Tre anni dopo, i Linkin Park fecero uscire Meteora, che conteneva altri singoli diventati tra i più famosi del gruppo, come “Numb” e Somewhere I Belong”. Meteora confermò il successo della band, facendola diventare tra le più apprezzate della scena alternativa e consentendo loro di fare lunghi tour molto seguiti. Il terzo disco della band, Minutes to Midnight, conteneva “What I’ve Done”, probabilmente la più famosa di sempre del gruppo. Poi fecero ancora quattro album, che però non ottennero più lo stesso successo di critica e di pubblico dei primi tre.

Bennington aveva sei figli, avuti da due mogli diverse, e parallelamente alla sua attività con i Linkin Park aveva cantato anche con i Dead by Sunrise – che aveva anche fondato – e con gli Stone Temple Pilots. Era molto amico di Chris Cornell, il cantante degli Audioslave che si è suicidato lo scorso maggio. In occasione della sua morte, Bennington aveva pubblicato su Twitter una lettera aperta.