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  • Sabato 8 luglio 2017

La non vittoria di Teresa Ciabatti al Premio Strega

La scrittrice racconta sul Corriere della Sera di avere vinto lei, o il suo "Nemico", o tutti e due

I cinque finalisti allo Strega: Teresa Ciabatti è la seconda da destra (ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)
I cinque finalisti allo Strega: Teresa Ciabatti è la seconda da destra (ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

La scrittrice Teresa Ciabatti ha scritto per il Corriere della Sera un lungo e bizzarro articolo in cui racconta cosa si prova ad essere la favorita per la vittoria del Premio Strega, il più importante premio letterario italiano, e infine a vincerlo. Una delle due premesse dell’articolo è falsa: è vero che Ciabatti era considerata la favorita, ma è falso che abbia vinto l’edizione di quest’anno: infatti è stata vinta da Paolo Cognetti, che nell’articolo qui sotto viene definito “il Nemico”. L’articolo di Ciabatti è scritto nello stile e nei toni del libro con cui concorreva allo Strega, La più amata.

Adesso alzati dalla sedia e tra l’applauso della gente, attenta a non inciampare, posizionati al centro della scena, la tua scena, e, inchinando leggermente il capo in un gesto di ritrosia, ringrazia per questa meravigliosa inaspettata vittoria. Cosa si prova a vincere?

La verità è che non ho mai vinto niente in vita mia, persino l’eccellenza è stata un traguardo lontano: 42 alla maturità, 108 alla laurea. Eppure una voce interiore diceva: sei la migliore, e lo ripeteva a dispetto dei risultati, tu sei la migliore, tanto da convincermi, sì, sono la migliore, e da farmi prevedere con anticipo di anni tutto questo: folla, applausi, io che mi alzo, e mi avvio lentissima verso il palco in modo che tutti voi possiate celebrarmi.

La candidatura al Premio prevede sacrificio, e dunque prima di arrivare al giorno del trionfo, ci sono stati mesi faticosi, specie per me che a detta dei giornali sono la favorita. Vinci tu, Teresa Ciabatti. Già si sa, e si sa così bene che tutto quello che viene adesso è solo recita. Sii gentile, non esporti, parla a bassa voce. Se non fossi tu, non sarebbe necessario il decalogo di socialità, ma sei tu — eccessiva, paranoica — sei tu che devi stare a contatto con altre persone, tu — ansiosa, arrogante — sei solo tu, inopportuna.

Il tour di presentazioni inizia con dodici candidati e finisce con cinque. So bene che quando rimarremo cinque sarà più difficile, perché io sono la predestinata, e loro mi guarderanno con astio, arrivando a sminuirmi pubblicamente, e la mia unica reazione possibile sarà quella di scostarmi i capelli dal viso, e mormorare: non è colpa mia.

(Continua a leggere sul Corriere della Sera)